SPULCIARE DAL BASSO VERSO L'ALTO


domenica 2.3.2014 23:20:52
Fabbione in Dottor Celebrando (a modo suo):


Roberto "Freak" Antoni [1954 - 2014]




sabato 14.12.2013 10:48:32
Fabbione in Dottor MMG:

I primi 10 anni di vita della Morelli's Movie Guide.



martedì 19.3.2013 19:45:57
Fabbione in PLEASE SHARE THIS FILM ONLINE:




lunedì 10.9.2012 18:15:59
Fabbione in Dottor MP3, AVI & USB:


TDK DecaDANCE.


(Circonvallazione Clodia, Roma. 2012)

martedì 24.1.2012 18:29:07
Fabbione in Dottor FILE SHARING:



mercoledì 23.11.2011 20:07:24
Fabbione in Dottor Prevenzione:



martedì 3.8.2011 16:46:05
Fabbione in Dottor Take Off:



(Aeroporto di Olbia.)

sabato 25.6.2011 14:46:11
Fabbione in Dottor Slow Food:



venerdì 17.6.2011 19:23:38
Fabbione in Dottor Fantasticando:


Oggetti inanimati sognanti luoghi esotici fittizi.


(Da una graziosa palazzina a schiera. Fotografata con discrezione, sotto l'occhio guardingo dei proprietari)

giovedì 14.10.2010 13:54:47
Fabbione in Dottor Viaggiando:


SE CERCHI QUIETE SIEDI ACCANTO A ME...




domenica 27.6.2010 9:38:51
Fabbione in Dottor Supporti Audiovisivi:



martedì 22.6.2010 22:40:12
Fabbione in Dottor Esercitando:



FUTURISMO ODONTOIATRICO


(Autoscatto compiaciuto su polso irsuto)

FALCETTO E SPECCHIETTO

mercoledì 8.10.2008 23:52:01
Fabbione in Dottor TEMPI MODERNI:

Tra i numerosi modi di viversela di merda, oggi come oggi quella del maiale è un'alternativa che andrebbe rivalutata.


(Peppiniello divenuto poi Peppone. Ottobre 2008. Dedicato a Nico)

giovedì 11.9.2008 19:01:39
Fabbione in Dottor Investigando:

Anni Ottanta (forse).
Era andato a comprare le sigarette.



(Strada per Palau. Sardegna 2008)

venerdì 1.8.2008 17:05:27
Fabbione in Dottor A.A.A.:

Cercansi Paesi moderni dove il Calcio non è tutto.


(Lì dove la propaganda calcistica non attecchisce. Scatto del 2003)

domenica 20.7.2008 16:45:26
Fabbione in Dottor Migliorando (la qualità della vita):

Regola ferrea, la cui divulgazione è auspicabile al di fuori dei complessi residenziali e dei cimiteri.
Soprattutto un attimo prima di aprir bocca a sproposito.




(Silenzio benestante. Porto Cervo, Sardegna. 2004)

venerdì 11.7.2008 18:49:43
Fabbione in Dottor Etnologia:


Da qualsiasi dettaglio urbano si evince l'istinto represso che mantiene vivido il mondo fin dalla notte dei tempi. Si utilizzino espressioni esplicite o trovate beffarde, si riservino indagini seriose o totale indifferenza al problema, ma la fissazione dell'uomo, la sua recondita follia, vortica sempre e solo intorno al sesso.



(Vecchio scatto fotografico. Zona Talenti, Roma. Dedicato a Mezzocielo)

sabato 28.6.2008 17:42:57
Fabbione in Dottor Conversando (all'altro capo del filo):



Al Gettone Telefonico,
perché ultimo baluardo di un sistema del comunicare ancora condiviso, integrante, collettivo.
Marrone cimelio metallico, simbolo d'uguaglianza, unificatore dello stato sociale di ogni individuo, continuamente maneggiato, scambiato, utilizzato, lanciato o ammucchiato in un sacchetto con altri suoi simili nel caso di telefonate interminabili.


lunedì 31.3.2008 0:20:01
Fabbione in Dottor Simboleggiando:

L'MP3 ti svolta le giornate, c'è poco da controbattere.
Eppure se penso ai mutamenti di quella vecchia canaglia del Rock'n'Roll, non riesco a togliermi dalla testa questo scatto fotografico da un film di Aki Kaurismaki.
Che non chiedetemi cosa significa, ma io il progresso musicale me lo prefiguro così.


[Leningrad Cowboys Go America]

martedì 25.3.2008 18:41:35
Fabbione in Dottor Sperimentazione e Militanza:

All'Establishment radicatosi in ogni epoca e contesto, si è sempre contrapposto del sano e temprante Antagonismo.
Un ragionamento scontato il mio, eppure facilmente dimenticabile dalle masse.


Il NEW AMERICAN CINEMA GROUP nacque a New York il 28 Settembre del 1960, da uno stuolo di cineasti e produttori indipendenti, col chiaro intento di opporsi allo strapotere dell'industria hollywoodiana.
Il lituano Jonas Mekas ne elaborò il manifesto:

In tutto il mondo il cinema ufficiale ha il fiato grosso. E' moralmente corrotto, esteticamente obsoleto, tematicamente superficiale, congenitamente noioso. Anche i film in apparenza vitali, quelli che rivendicano canoni morali ed estetici elevati, e come tali sono stati accettati sia dalla critica sia dal pubblico, rivelano lo sfacelo del Film-Prodotto... Se finora il New American Cinema è stato una manifestazione inconscia e sporadica, sentiamo che è giunto il momento di unire i nostri sforzi. Ormai siamo tanti e sappiamo cosa occorre distruggere e cosa sostenere. Come per le altre arti nell'America di oggi, la nostra rivolta contro il vecchiume, l'ufficialità, la corruzione e la presunzione è innanzitutto etica. A noi interessa l'Uomo. In nostri colleghi francesi, italiani, russi, polacchi, inglesi possono contare sulla nostra determinazione. Come loro, anche noi siamo a favore dell'arte, ma non a spese della vita. Non vogliamo film fasulli, leccati, ammiccanti: li preferiamo aspri e scabrosi, ma vivi; non vogliamo film rosei: li vogliamo color del sangue.

venerdì 11.1.2008 23:56:58
Fabbione in Dottor "HORROR", che insieme a Rock'n'Roll è la parola più bella di sempre:



"David Cronenberg, nato a Toronto nel 1943, autore di quindici lungometraggi in oltre trent'anni, è senz'altro il cineasta che indicheremmo a chiunque volesse accostarsi all'horror come a un'esperienza capace di arricchirgli la vita".


Basterebbe solo questa frase per consigliare a chiunque il prezioso volume di Daniela Catelli.
Un percorso meditato e stracarico di passione da parte di un'autrice che più navigata non si può.
Lasciando volutamente fuori dal discorso una miriade di pellicole, la Catelli ci prende per mano e ci conduce dentro il suo personale e indispensabile tunnel dell'orrore.
E il sottoscritto, integralista fin dalla nascita del genere cinematografico più bello dell'universo, è stato ridimensionato dall'ammasso di dritte, insegnamenti e lungometraggi mai visti disseminati fra le pagine targate Costa & Nolan.
CIAK SI TREMA esordì la prima volta nel 1996, edizioni Theoria. Per gli appassionati doveva essere stata dura in quel periodo. Me l'immagino come se li avessi davanti, a concentrarsi sul libro con avidità e farsi travolgere da quel misto di magone allo stomaco e fibrillazione allo stato puro dopo aver scoperto un film da vedere a tutti i costi, pronti a tuffarsi nella faticosa ricerca del titolo in maledettissimo formato VHS (la copia della copia).
Oggi invece, in un periodo storico inedito dove Internet e gli svariati formati video permettono l'impensabile, è quasi sconvolgente l'idea di leggere CIAK SI TREMA (ristampato e aggiornato) di fronte al ronzio di un personal computer acceso e 'rimediare' in contemporanea alla lettura quegli stessi introvabili e tanto anelati titoli in VHS.
Ragionamento eversivo quanto vi pare, ma una volta tanto che le cose stanno così, una gioia a noi patiti del brividone fatecela godere.

giovedì 15.11.2007 23:36:53
Fabbione in Dottor Tour De Force:

Stenterebbe a crederlo pure un accanito frequentatore di cineclub.
Faticherebbe a stargli dietro persino colui che dichiara con fierezza di aver divorato l'intera opera di Andrej Tarkovskij.
Si vede che non avevano fatto i conti con Filippone in Porcoddena...

Il 31 ottobre scorso, mentre la gioventù era impegnata a trascorrere la notte di Halloween tra locali fashion e discoteche vetrina, Filippone dava appuntamento ai suoi adepti per una maratona HORROR da panico, all'insegna della sgraziata saga dei VENERDI' 13.
Titolo icona di un certo cinema rognoso anni '80 mai più replicato.
Anni '80 che, nel bene e nel male, hanno regalato al genere HORROR momenti di vitalità sbalorditivi.

Unamanolavalaltra sostiene questo tipo di entusiasmo e di coraggio!



giovedì 25.10.2007 :0:0
Fabbione in Dottor ACQUERUGIOLA:


L'inondazione del Barbecue.


Segnalatore di pericolo scogliera.
Arcipelago de La Maddalena, Sardegna (18/08/2005).

sabato 13.10.2007 18:45:22
Fabbione in Dottor DOGME 95:

Questa convinta dichiarazione d'intenti era un piccolo presente fornito agli spettatori insieme al biglietto d'ingresso.
FESTEN era la pellicola apripista del famoso giuramento DOGMA, che ha capitanato negli anni la realizzazione di ben quaranta film.
Erano tempi di convinzioni profonde quelli, di utopie quasi possibili, tempi in cui quando ci credi ci credi.
Ma la MILIONARIA CINEMATOGRAFIA TUTTE LE COERENZE SI PORTA VIA.
Il 20 marzo 2005, sempre a Copenaghen, i membri della congrega sciolgono ufficialmente il patto.



sabato 8.9.2007 12:23:24
Fabbione in Dottor GROUPIE:


(TINARIWEN. Foto Thomas Dorn)

L'innocuo rock'n'roll dei giorni nostri per tornare a mordere gli animi, deve subire una profonda catarsi, passare attraverso un ideale anno zero.
Avere bisogno di gente come questa.


mercoledì 18.7.2007 11:50:03
Fabbione in Dottor Cose di Casa mia:


(sostituito dopo venti fitti anni di andirivieni)

Il dissanguamento del cancellone.

giovedì 7.6.2007 15:23:40
Fabbione in Dottor Spettatore Impotente:





Un ciclone in casa del proprietario del cinema, senza meno.


Cinema PARIS di Roma in attesa di segnali provenienti dallo spazio.
Un cartello esposto nel 2003 certifica lavori di restaurazione...


lunedì 28.5.2007 18:36:40
Fabbione in Dottor Evergreen:


Mai rilassarsi!
La natura non aspetta altro.


(Roma, reperto di quartiere)

venerdì 4.5.2007 20:06:09
Fabbione in Dottor CALEMBOUR:


PACCO ORDINARIO DA NAPOLI




ORDINARIO PACCO NAPOLETANO

(truffa eseguita con successo in territorio campano)

domenica 22.4.2007 19:06:20
Fabbione in Dottor CRACK! FUMETTI DIROMPENTI:

In attesa di un nuovo, suggestivo, pellegrinaggio nel sottosuolo del Forte Prenestino, ho pensato di mostrare un presente datomi in dono dal Dr. Pira e i suoi aggrovigliati Fumetti Della Gleba.
Nella penombra della roccaforte, sotterranei intervallati da banconi ricolmi di materiale autoprodotto. Un'abbondanza di raffigurazioni e significati. Per nulla facile interessarsi a qualcuno in particolare.
Fortuna che da quest'impacci risolva sempre il Dr. Pira e la sua spiccata intraprendenza. Facendo suoi i rudimenti del commercio a conduzione familiare, Pira, tanto per gradire, offriva al timoroso visitatore pagine sfuse della sua produzione, proprio come il bravo pizzicagnolo offre al suo cliente succose fette di salumi per l'assaggio.
Dal Giugno 2005 Roma si rallegra di un autentico ritrovo. Underground in tutti i sensi.










giovedì 12.4.2007 23:44:19
TIPICO ESEMPIO DI TELEVIDEO DIFETTOSO:


(per gentile concessione di Danielsan, riflesso sullo schermo in atteggiamento fotografico)

giovedì 1.3.2007 22:53:33
Fabbione in Dottor Collega:


(scatto fotografico del 24/12/2006. Phuket, Thailandia)

Nosocomio di cosa non sarà mai dato saperlo.

martedì 20.2.2007 19:21:37
FABBIONE IN DOTTOR VOYEUR:


(scatto fotografico del 13/12/2006. Chang Rai, Thailandia)

Nonno armeggiava sui tasti con forsennata abilità.
Ogni mattino era lì, seduto nella sua postazione, concentrato e implacabile sotto un getto continuo di pagine web aperte in successione.
Forse nonno aveva resistito per decenni al potere paralizzante della Televisione, concedendosi al piacere reiterato di un buon Libro e maturando nel frattempo consapevolezze che lo avrebbero portato a relazionarsi a Internet in maniera accorta e intelligente.
La verità sul passato di nonno avrebbe potuto aprire scenari angosciosi, ma io volevo galleggiare sull'apparenza di quei beati momenti. Immaginando che, se la gente della sua generazione avesse avuto la stessa apertura mentale o un infinitesimo della sua curiosità, molti avvenimenti del XX Secolo chissà quali altre pieghe avrebbero intrapreso.

sabato 3.2.2007 1:15:57
FABBIONE IN DOTTOR PROGRESSO INCIPIENTE (meglio conosciuto come Boom Economico):

Edificio in costruzione al ritmo d'Occidente (dove la moneta forestiera pare travolgere Buddha, Re e tradizioni come fossero birilli).


(scatto fotografico del 16/12/2006. Chang Mai, Thailandia) PANORAMICA.


(scatto fotografico del 16/12/2006. Chang Mai, Thailandia) DETTAGLIO. Continuazione della frase, ovvero IN QUESTO CAZZO, sepolta sotto un cumulo di calcinacci.


Edificio in costruzione al ritmo d'Oriente.


(scatto fotografico del 04/01/2007. Bangkok, Thailandia)

venerdì 17.11.2006 20:43:42
Fabbione in Dottor POST POP G.R.A.:



La scrittura deve fare anche questo.
Far sostituire il punto con una bella virgola e riaprire il discorso.
Svecchiando per quanto possibile lo stato delle cose, prima che agenti esogeni o imprenditoriali rimuovano del tutto l'oggetto delle nostre elucubrazioni da bambinetti.
Da bottiglione, a immenso parallelepipedo, oggi quel mostro ricoperto di metallo ha assunto fattezze indecifrabili e, a dire la verità, per nulla rassicuranti. Ma è troppo bello saperlo ancora lì, a far cosa non si sa, ignorato dagli automobilisti, snobbato dai marmocchi, forse scomodo anche ai proprietari, ma indiscusso riferimento per tutti coloro che donandogli un'occhiata hanno fruito del suo ingombrante e fantasmagorico passato.

LA POP ART SUL RACCORDO ANULARE, di Marco Lodoli.

La pop art cercava di isolare i prodotti del consumo di massa sottraendoli al loro contesto quotidiano - gli scaffali dei supermercati, le riviste di fumetti, i cartelloni pubblicitari - e offrendoli come nuove icone o come bizzarri totem allo sguardo stupito della gente. La scatoletta di zuppa Campbell di Andy Warhol o le vignette di Lichtestein sono diventate il simbolo di un'arte che non voleva più issarsi nel sublime né sprofondarsi nella tenebra, ma che si compiaceva di agire sulla superficie smaltata di un mondo fatto di merci e di inconsapevolezze. Anche Roma ebbe la sua stagione di artisti pop, Schifano, Tano Festa, Angeli, che provarono ad adattare alla nostra realtà la lezione che proveniva dagli Stati Uniti. Ne sono derivate opere che possono piacere tanto o poco (a me poco, per esempio), ma che ormai hanno un posto sicuro nei musei e nelle enciclopedie. Il più grande e involontario monumento della pop art italiana, tuttavia, stava sul Raccordo, e ogni volta che lo vedevo mi metteva di buon umore. Di certo molti romani ricordano la gigantesca bottiglietta di succo di frutta, alla pesca forse, o all'albicocca, che s'innalzava inverosimile lungo il bordo della strada. Credo fosse stata messa lì per fare pubblicità a una nota marca, e però era anche l'obelisco di una nuova civiltà, la nostra, che procede e consuma al di fuori di ogni misura. Ed era anche un simpatico giocattolone, che piaceva tanto ai bambini. «Che cos'è?» domandavano increduli, e allora la fantasia si sbizzarriva: una volta era la merenda di Polifemo, un'altra era la mamma di tutti i succhi di frutta, e intanto l'automobile era già oltre e il bottiglione diventava leggenda. Inesorabili i tempi cambiano e cambiano anche i prodotti, e adesso al posto della megabottiglia colorata c'è un immenso parallelepipedo, copia maiuscola delle scatolette di cartone in cui si affonda la cannuccia per succhiare roba dolciastra. Sì, è una cosa buffa anche questa, ma non ci soprende più, i bambini la osservano e non dicono niente, le macchine le passano davanti e nessuno più sorride. Insomma: ridateci il bottiglione, rivogliamo la vera pop art.

(da un vecchia pagina de IL MESSAGGERO, rubrica ISOLE).

sabato 14.10.2006 17:18:38
Fabbione in Dottor COMMEMORANDO:



Che uno mica può dare solo retta ai doveri quotidiani.
Così stamane ho appeso al chiodo i dannati impegni e sono andato in giro a procacciami un po' di musica e un paio di filmetti, tanto per vivacchiare agiato durante il fine settimana.
Stavo al bancone a chiedere al pischello quel film lì di quell'attore lì, quando l'occhio allenato punta sulla bacheca degli annunci pubblicitari. Stragonfia della consueta mondezza in bianco e nero, fogli svolazzoni pieni di date che non sai mai a chi dare retta. Avrei voluto snobbarli per principio, invece c'ha pensato per me un monolitico smappazzone di quasi 80 pagine, bello che spillato, con la dicitura stilosa NOVA MUZIQUE – NUMERO ZERO. L'attenzione era tutta rivolta a quel carciofone mega pregno di materiale da sbirciare. Va da sé che ho agguantato quei due chili di cellulosa e l'ho fatta mia.
Di solito m'imbottisco di cartaccia per un motivo pratico. Tornando a casa mi tocca affrontare tre quarti d'ora di macchina in mezzo al traffico. Così tra un semaforo rosso e una bestemmia automobilistica, mi perdo a contemplare i vari incartamenti delle bacheche, li derido, li soppeso, li conservo, li straccio in mille coriandoli e in questo modo trascorro il tempo in serenità ed efficienza. Ovviamente alterno la lettura alla guida al volante, così un giorno ho preso in pieno un'anziana signora, triturandola di brutto. Procedeva coscienziosa (ma non è bastato) sulle legittime strisce pedonali proprio mentre adocchiavo un fogliazzo di un gruppo di Punkabbestia che faceva esordire dietro la pianola Farfisa uno dei loro cani più inclini al punk...
E passiamo alla NOVAMUZIQUE. Al primo rallentamento sulla tangenziale scopro che la redazione è ubicata proprio dietro casa mia. E questi già sono forti secondo me, così, per campanilismo. Alla seconda inchiodata del guidatore che mi precede, mi sparo l'Editoriale di Bruno (...a capire meglio il sottile confine tra indipendente e "compromesso") e scopro che NOVAMUZIQUE avanza controcorrente come i bambini sulle scale mobili, sfangandosela per un paio d'anni su Internet http://www.novamuzique.net/ e solo dopo imboccando il lungo tunnel del cartaceo (che o esci o ci resti dentro...a voi l'interpretazione). E proprio mentre scartavo di lato un filobus che procedeva a passo d'uomo, l'occhio va a finirmi a pagina 43 e per poco non ci rimango secco! Una celebrazione al CINEMA STATION e al suo grande, inimitabile mattatore: Angelo.
Di lui ancora conservo con orgoglio, a mò di amuleto spaccaculi, quel mesto messaggino telefonico mandatomi il 23 Maggio 2006, ore 20:53: "Oggi è il triste giorno...Ho chiuso!!!".
Angelo. MODIFICATORE DELLE COSCIENZE CINEMATOGRAFICHE DEGLI INDIVIDUI. Moralmente, da sempre, il tredicesimo componente di noialtri del PhantaPhilm Group. Dentro quella videoteca ho assistito a scene così virulente e borderline, che Kevin Smith avrebbe dovuto chiedere ad Angelino, invece di fare di testa sua e infognarsi in produzioni sempre più sceme.
Ed ora anch'io sono qui, come il lodevole Flabbio, a ricordare la più bella e vivace realtà che una periferia abbia mai potuto vantare. E stia allegro il cliente orfano, che il CINEMA STATION non era soltanto un distributore di films ma soprattutto un fottutissimo modo di correlarsi con la vita.

Flabbione.



lunedì 9.10.2006 23:43:49
Fabbione in Dottor TOLLERANZA:


(da American History X, 1998)

domenica 24.9.2006 18:26:45
Fabbione in Dottor LUNGIMIRANZA:

Qualunque azione intrapresa, va sempre considerata nel tempo e mai nell'immediato.


(dal bagno di una minuscola biblioteca di Roma - scatto del 20/09/2006)


venerdì 3.3.2006 20:31:55
Fabbione in Dottor Hooligano:

John King.
Classe millenovecentosessanta.
Una garanzia.



Nel 1998 Ugo Guanda Editore in Parma, decise di dare alle stampe il suo debutto.
Romanzo risalente in realtà al 1996, col titolo originale The Football Factory.
Capitolo numero UNO, primo di una lunga serie di storie dense.
E John colpì subito duro...



Coventry in casa.

Coventry è meno di un cazzo. Hanno una squadra di merda e dei tifosi di merda. Hitler ci aveva pigliato a raderla al suolo. L'unica roba decente che è uscita da Coventry sono stati gli Specials, ma anni e anni fa. Adesso c'è 'sto cazzo beato, e crepa se ce l'abbiamo mai fatta a mettere in piedi una rissa come si deve con quelli di Coventry. La meno peggio è stata due anni fa a Hammersmith, con una manica di soggetti delle Midlands che cercavano un posto per bere nella via principale. Un quindici, saranno stati. Nanetti stronzi coi baffi e i capelli tagliati da cretini. Gambotte corte corte e pance da birra. Sembrava gente che di mestiere s'incula le pecore a Emmerdale Farm. Ci hanno lumato che gli arrivavamo incontro e via gambe in spalla. Si sentiva la puzza di merda sopra i fumi di scarico, che a Hammersmith non è mica come dirlo.
Mossa scema. Avrebbero dovuto cacciarsi nel primo pub e far finta di niente. Mica stavamo cercando loro. Non ci passa nemmeno per la testa di farla fuori con Coventry. Stavamo andando a King's Cross per dare il bentornato a quelli del Tottenham di ritorno da Leeds. Sabato sera con botte ai giudei. Ma quei bagonghi là correvano per il quartiere e quando vedi qualcosa che corre, gli devi andare dietro. Puro istinto. Filavano più forte che potevano con quei monconi di gambe. Facce rosse riflesse nelle vetrine dei negozi assieme agli stereo e ai fagioli stufati in offerta speciale. Gli stavamo alle costole quando il primo della fila li porta nel parcheggio. Come le pecore che guidano il gregge al macello. Ti aspetteresti che lo sentono l'odore del sangue, lo struscio dei coltelli che si affilano. Questi manco per niente. Diritti nel parcheggio delle auto, con la retroguardia dello shopping del sabato che fa ala per lasciarci passare. Erano in trappola e gli abbiamo dato la paga, sudando come negri perché di sicuro qualcuno stava chiamando i piedipiatti. Eravamo di più, e li abbiamo spediti nella settimana entrante a calci in culo.
C'era Harris, che gli ha aperto il muso a uno stronzo colla sua lama da caccia. Dopo diceva che gli avrebbe dovuto fare la firma, di modo che se mai il tizio riusciva a chiavare i suoi figli avrebbero visto che papà era stato a Londra. Che non era soltanto un fotticapre. Ma diceva per scherzo. Harris è uno che gli piace ridere. Non è mica di quei sadici che si legge sui giornali, che torturano i ragazzi e gli danno degli intrugli per ammorbidirgli il culo. Il tempo era poco, e noi in un minuto dentro e fuori dall'area operazioni. Giù alla metro di Hammersmith prima di poter cantare Harry Roberts. Prossima volta quelli di Coventry stavano in campana. Altro che andare a spasso a tirare per il culo. Se vuoi berti una birra, non scassare la minchia a Londra Ovest.

giovedì 26.1.2006 23:10:10
Fabbione in Dottor Palazzo delle Esposizioni:

I moniti esposti fanno parte del materiale recuperato nei locali per fumatori (della collezione originale, manca l'immagine peggiore, che mostrava un polmone completamente corrotto dal carcinoma).

Dopo questa veduta disintossicatevi con qualche cannetta, ma il tabacco lasciatelo perdere.

Bellecose.



giovedì 26.1.2006 23:01:44
Fabbione in Dottor Palazzo delle Esposizioni:



giovedì 26.1.2006 22:55:15
Fabbione in Dottor Palazzo delle Esposizioni:



giovedì 26.1.2006 22:52:49
Fabbione in Dottor Palazzo delle Esposizioni:

E col senno di poi c'avevo visto lungo...



giovedì 26.1.2006 22:38:34
Fabbione in Dottor Viandante:

Frammento scritto al MANOHRA HOTEL di Bangkok, il sei dicembre duemilacinque, quarto giorno di permanenza thailandese.



"Prima di partire m'ero promesso di 'evolvere', ossia di calarmi in una realtà opposta alla mia non portando niente fra libri e giornali che trattassero argomenti della mia gente e soprattutto non accollandomi alcun taccuino su cui trascrivere i fatti salienti delle giornate.
Nudo e crudo, plasmabile con questa umanità meravigliosa, evitando di fare come fanno quegli europei travestiti da giramondo che te li ritrovi ai tavoli dei bar o agli angoli dei santuari a scrivere di tutto punto, darti occhiate insipide e non regalarti neanche uno svogliato hallo di solidarietà fra stranieri (ma come, se scrivi dovresti essere il più recettivo di tutti e poi manco mi saluti brutto stronzo/a?).
Nulla di tutto ciò. Solo copioso sudore dal corpo ed emozioni irrequiete in una Bangkok umida e scalpitante come mille motori a scoppio collegati fra loro. Poi succede un fatto divertente.
Mi trovo nella hall dell'albergo che mi ospita, stravaccato su una poltrona di pelle nera lunga una quaresima ed occupo la parte meno esposta all'aria condizionata, che qui come ti muovi sei fatto, te la sparano più potente di un mortaretto. Ci sono stacchi tra afa e gelo preoccupanti, chiami il taxi, l'autista ti vede forestiero e allora per dimostrarti quanto ci tiene fa uscire ancora più aria dai bocchettoni e tu sudato fradicio gli fai 'Mister, no! No Mister...thank you, thank you, ma abbassa quel coso che sto a morì...'. Stessa situazione vale quando entri in un negozio: appena oltrepassi la soglia c'è il getto glaciale che ti dilania la testa in sei parti.
Vabbé, il motivo del mio sgarro scribacchino è che ho appena formulato un ragionamento che sarà durato sì e no... mica lo so quanto, ma mi sa parecchio. Testa china, la bocca mezza aperta mentre una stilla di bava sul labbro inferiore fuoriusciva a raggiungere la cintola, mi sono ritrovato a girarmi fra le mani questo pacchetto di sigarette vuoto raccattato sul tavolone di marmo davanti a me. E dico che deve essermi passato del tempo, perché appena riemerso dall'oblio riflessivo, un arabo barbuto col turbante viola mi stava seduto davanti e dai che mi scrutava. E continuava a farlo serioso pure quando gli ho ricambiato lo sguardo come per dire, sì vabbé però adesso basta. Boh, forse quel pacchetto era il suo e magari si credeva che stavo studiandomelo per trovare tracce di botulino compromettenti come fanno quelli della Cia. La verità è che gli sarò apparso come il classico bamboccio 'ittaliano' seduto in disparte, con una gamba accavallata sull'altra, a fissare un pezzo di carta fra le mani e a pensare, che cosa? Già. Di questo si sarà convinto, a pensare che cosa, quando nella vita reale piccole fighette thailandesi ci sfilavano davanti come neanche nel migliore dei mondi possibili! Ogni due secondi marciavano divinità di dio cristo onnipotente ed io stavo lì a fare l'autistico. Per quale cazzo di motivo, forse si chiedeva l'arabo.
Il fatto è che sto aspettando i miei fratelli che stanotte hanno fatto le ore piccole nei locali libidinosi. E' quasi l'ora di pranzo, aspetto da mezz'ora che scendano dalle loro stanze incasinate e c'ho una fame che adesso alla signora col carrettino dei noodle (e il maiale succulento e il pollo aviario inarrivabile e il riso fantastico che ti si cementa in gola e la frutta tritata col ghiaccio) te la sistemo io! Sotto torchio la metto! I nativi con un piatto di riso stanno apposto, a noi ogni volta ce ne servono tre cofane. Insomma, ho afferrato questo pacchetto di sigarette e la donna raffigurata mi ha fatto entrare in catalessi, ma intanto che dovevo aspettare, ho agguantato la matita e un depliant di un salone di massaggi sporcaccioni e adesso sto facendo come fanno quegli europei scrittori e faccia da schiaffi ai tavolini dei bar, con la differenza che io saluto. E caspita se saluto. Proprio adesso mi è passata davanti una signorina del personale identica a pocahontas, fasciata di un abito elegante e la chioma corvina raccolta in un nodo complicatissimo, le ho sorriso e ho timbrato verso di lei un gioviale hallo miss... pocahontas ha chinato il capo e con le mani conserte come in preghiera, mi ha cinguettato un 'sawadicaaaaa' soffice come l'ovatta, con quel prolungamento del tono come fosse una nenia dolce e irresistibile...
Insomma sta donna anziana in foto.
M'è venuto in mente di tutto. Prima ho pensato fosse una signora svanita nel nulla e che tutti da tempo si sbattevano a cercare. Lodavo tra l'altro il sistema della foto segnaletica su un oggetto di largo consumo come le cicche. Ma si poteva fare di meglio secondo me. Perché così il contributo te lo davano solo i fumatori e si sa che quella è una categoria di bugiardi viziosi, quando invece bastava apporre la foto anche sui cartoni del latte, che le massaie di solito sanno più cazzi degli altri che i loro e ci avrebbero messo due secondi a ritrovarti la signora. Ma poi sono giunto alla conclusione che questo ragionamento era troppo, come dire, italiota ecco. Allora guardo meglio la foto e mi accorgo che la nonna sta sbuffando una densa nuvola di fumo. Hai capito nonna mi dico. E sbotto a ridere, ma nella testa, perché se lo avessi fatto nella realtà l'arabo davanti a me avrebbe preso seri provvedimenti. Rido anche perché mezza Bangkok di fumatori la stava cercando e magari nonna ciospa era morta nel suo tugurio lungo il fiume proprio per colpa delle sigarette bastarde! Alla fine invece intuisco quanto sono scemo, perché mi sa che il ritrattino è solo l'annuncio mortifero che applicano sui pacchetti di tabacco, l'equivalente del nostro IL FUMO UCCIDE, ma usando le immagini per rendere meglio l'idea. Tipo che se spippetti oltremisura la pelle avvizzisce.
Ed ora sto in fissa con le patologie illustrate e ho deciso di andarmi a studiare tutte le scatoline da venti svanziche che trovo in circolazione. Che ne so, magari becco quello col bambino cianotico che urla bestemmie al contrario o l'uomo pestato a sangue accompagnato dalla scritta "Temile. Ti fanno diventare amico loro, poi ti succhiano denaro e come se non bastasse ti prendono a calci nel culo...'. Chissa. E' un'ipotesi.
Indagherò..."

martedì 17.1.2006 3:07:46
da Elogio della Pirateria:
...L'8 febbraio 1996 John Perry Barlow, paroliere del gruppo "cult" Grateful Dead e fondatore della "Electronic Frontier Foundation" scrive un altro testo fondamentale nella storia della comunicazione elettronica: una "Dichiarazione di Indipendenza del Ciberspazio" che oggi, a quasi dieci anni di distanza, è più attuale che mai. In questo manifesto tecnolibertario Barlow rinnega l'autorità dei governi mondiali sulla comunità dei pirati di tutto il mondo, e dichiara solennemente che il Ciberspazio, definito dallo stesso Barlow come "il luogo dove si trovano due persone quando fanno una telefonata", è una specie di "Tortuga" elettronica dove i pirati e in generale tutti i liberi utenti delle reti danno valore solamente alle regole che le comunità producono spontaneamente al loro interno, ben diverse dalle leggi posticce applicate dall'alto per irreggimentare fenomeni che sfuggono alla comprensione dei governanti. Ecco lo storico proclama di libertà nato dalla tastiera di John Perry Barlow: Governi del mondo industrializzato, altezzosi giganti di carne e acciaio, io vengo dal Ciberspazio, la nuova casa della Mente. A nome del futuro, vi chiedo di lasciarci in pace. Non siete i benvenuti tra noi. Non avete alcun potere nel luogo dove ci riuniamo. Noi non abbiamo eletto alcun governo nè lo faremo, quindi mi rivolgo a voi con la sola autorità con cui parla sempre la libertà. Io dichiaro lo spazio sociale globale che stiamo costruendo come naturalmente indipendente dalle tirannie che vorreste imporci. Voi non avete il diritto morale di governarci nè possedete strumenti repressivi in grado di farci davvero paura. Ogni Governo basa il proprio potere sul consenso dei governati. Voi non avete sollecitato nè ricevuto il nostro. Non vi abbiamo invitato. Non ci conoscete, nè conoscete il nostro mondo. Il Ciberspazio non rientra nei vostri confini. Non crediate di poterlo costruire, perché è un progetto pubblico. Non ce la farete. E' un prodotto della natura e cresce da solo tramite le nostre azioni collettive. Non avete mai partecipato alle nostre conversazioni e raduni, nè avete creato la ricchezza dei nostri mercati. Non sapete nulla della nostra morale o dei codici non scritti che già danno alla nostra società più ordine di quanto possa mai ottenersi con le vostre imposizioni. Sostenete che tra noi esistano dei problemi che voi dovete risolvere. State usando questa scusa per invadere i nostri territori. Molti di tali problemi neanche esistono. Dove ci sono veri conflitti e comportamenti errati li isoleremo e risolveremo a modo nostro. Stiamo preparando un nostro Contratto Sociale. Un accordo che nascerà secondo le regole del nostro mondo, non secondo le vostre. Il nostro è un mondo diverso. Il Ciberspazio consiste di transazioni, relazioni e pensieri, sistemati come un'alta marea nella ragnatela della comunicazione. Il nostro mondo è sia ovunque che da nessuna parte, ma non si trova là dove vivono i corpi. Stiamo creando un mondo dove tutti possano entrare senza privilegi o pregiudizi assegnati da razza, potere economico, grado militare o luogo di nascita. Stiamo creando un mondo dove chiunque possa esprimere il proprio pensiero, non importa quanto strano, senza paura d'essere forzato al silenzio o alla conformità generale. I vostri concetti legali di proprietà, espressione, identità, movimento e contesto non possono essere applicati a noi. Tali concetti si fondano sulla materia, e qui la materia non esiste. Le nostre identità non hanno corpi, quindi, al contrario di voi, non possiamo accettare ordini imposti con la forza fisica. Riteniamo che il nostro autogoverno possa basarsi su codici di comportamento, illuminato autointeresse, condivisione di beni. E non possiamo accettare le soluzioni che state cercando d'imporci. [. . . ] Nel nostro mondo ogni sentimento ed espressione d'umanità, dal degradante all'angelico, fanno parte di un tutt'uno indefinito, la conversazione globale dei bit. Non è possibile separare l'aria che strozza da quella su cui batte l'ala in volo. In Cina, Germania, Francia, Russia, Singapore, Italia e Stati Uniti, state cercando di isolare il virus della libertà mettendo sentinelle alle Frontiere del Ciberspazio. Forse il contagio sarà evitato per un breve periodo, ma non potrà funzionare in un mondo presto inondato da media al ritmo dei bit. Le vostre strutture dell'informazione, sempre più obsolete, tenteranno di perpetuarsi proponendo nuove leggi, in America e in tutto il mondo, per affermare di possedere la parola stessa. Queste leggi definiranno le idee come un altro prodotto industriale, non più nobili del volgare ferro. Nel nostro mondo, qualunque cosa creata dalla mente umana può essere riprodotta e distribuita all'infinito senza alcun costo. La trasmissione globale del pensiero non richiede più l'appoggio delle vostre fabbriche. Queste misure ostili e coloniali ci pongono nella medesima posizione di quegli amanti della libertà e dell'autodeterminazione che in altri tempi sono stati costretti a non riconoscere l'autorità di poteri distanti e disinformati. Abbiamo il dovere di dichiarare le nostre identità vir tuali immuni al vostro potere, anche se dovessimo continuare a rispettare le vostre leggi con i nostri corpi. Ci sparpaglieremo su tutto il Pianeta in modo che nessuno possa arrestare il nostro pensiero. Noi creeremo la civiltà della Mente nel Ciberspazio. Che possa essere più umana e giusta del mondo fatto dai nostri governi. Negli anni trascorsi dalla scrittura della "Dichiarazione di Indipendenza del Ciberspazio", alla voce di Barlow si è aggiunta quella di migliaia di altri pirati della libera comunicazione, che nonostante le intimidazioni e il fiorire di leggi repressive hanno rivendicato il diritto allo scambio libero e gratuito del software e delle altre opere dell'ingegno...

martedì 17.1.2006 3:02:59
da Elogio della Pirateria:
...Da quando mi sono affacciato per la prima volta sul mondo della comunicazione elettronica, io sto dalla parte dei pirati. Pratico senza dubbi o incertezze varie forme di pirateria culturale, a cominciare da quella che riguarda le opere del mio ingegno. In rete ho incontrato la passione del giornalismo e della scrittura, e ho cominciato a diffondere gratuitamente i miei lavori, senza mai considerare la loro libera circolazione come una violazione del mio "diritto d'autore" o come una bestemmia contro la "sacralità" del copyright, perché ho sempre considerato più importanti i diritti dei lettori e la sacralità della cultura, e ho sempre pensato che la copia dei miei lavori fosse un grande regalo che mi facevano tutti coloro che sceglievano di leggere, inoltrare, riprodurre e pubblicare i miei scritti anzichè quelli di qualcun altro. Oggi riesco a vivacchiare con quello che scrivo, e anche se non faccio incassi miliardari con i miei libri non sento il bisogno di mandare in galera i ragazzini che scaricano le mie opere attraverso i circuiti peer-to-peer. In questo preciso momento il mio client eMule segnala la presenza di 25 utenti che hanno nel loro computer uno dei miei libri, e questo mi riempie di gioia, mentre qualcun altro al mio posto vorrebbe chiamare il 113 per denunciare i pirati che leggono gratis. Io invece li benedico e li ringrazio di esistere, anche e soprattutto quando leggono i miei libri. Ho avuto il grande privilegio di pubblicare nel 1999 "Italian Crackdown", il primo libro italiano diffuso con una licenza di libero utilizzo che ne ha permesso la pubblicazione in rete sin dal primo giorno di presenza in libreria, e anche le parole che stai leggendo in questo preciso momento sono libere di viaggiare e di riprodursi all'infinito, trasformandosi in segnali elettronici che viaggiano in rete o all'interno di una fotocopiatrice, per portare queste idee molto più in là di dove arriverebbero con le restrizioni a cui ci hanno tradizionalmente abituati gli editori avidi...

martedì 17.1.2006 3:02:16
da Elogio della Pirateria:
...Questa estensione del copyright, è stata unicamente una cessione di libertà senza nessuna contropartita. A fronte di un beneficio pari a zero, il costo sociale di questi provvedimenti è stato altissimo: chi rappresenta i nostri interessi in Parlamento ha stabilito che il popolo italiano, senza ricevere niente in cambio, ha rinunciato a utilizzare liberamente per decenni i libri e i filmati prodotti negli anni '20. La canzone "Tanti auguri a te" (sì, proprio quella che si canta davanti alle candeline accese) è stata pubblicata nel 1935, e oggi frutta ancora due milioni di dollari l'anno alla Time Warner, che ne detiene i diritti di sfruttamento economico. L'ultima delle sorelle Hill che la scrissero è morta nel 1946. Ha senso continuare a proibire l'utilizzo libero e gratuito di questa canzone nei film? Chi sono i veri banditi della società dell'informazione, i pirati d'arte e di cultura che scambiano musica, facendo pubblicità gratuita agli artisti attraverso il passaparola telematico, o gli squali della Time Warner, che scippano all'umanità due milioni di dollari l'anno per una canzone che non hanno mai scritto? Chi sono davvero i soggetti socialmente pericolosi, i ragazzi che scambiano musica per passione e per esercitare il diritto naturale alla copia privata di cultura, o chi realizza avidamente per quasi un secolo profitti sproporzionati e ingiustificati sfruttando idee artistiche che non ha mai avuto? Qual'è la vera ingiustizia, scaricare dalla rete la musica dei Beatles, che ormai può essere considerata parte integrante del patrimonio culturale dell'umanità, oppure pagarla e dare dei soldi a Michael Jackson, che dopo aver comprato il diritto di sfruttare quella musica ha guadagnato denaro senza muovere un dito per canzoni che non ha mai scritto? Chi sono i veri fuorilegge, le persone che vogliono ascoltare più musica di quanta ne potranno mai comprare, oppure le aziende che hanno stravolto a loro beneficio le regole del copyright?...

martedì 17.1.2006 3:01:14
da Elogio della Pirateria:
...Nella sua accezione originaria, la concessione agli autori di un copyright temporaneo sulle loro opere prevedeva che alla fine di un ragionevole intervallo di tempo qualunque opera sarebbe diventata un frammento della cultura universale liberamente accessibile e utilizzabile. Al principio il periodo concesso agli autori per trarre profitto dalle loro opere (e quindi produrne di nuove con più facilità) era inferiore ai trent'anni, ma ora si è spinto, per quanto riguarda i film, fino all'irragionevole record di centoventi anni. Come dire che per cavare soldi da un'opera artistica una vita intera non è sufficiente: ci vuole ben più di un secolo, e solo allora il mondo potrà ricevere "in regalo" quella creazione artistica. Per il prolungamento indefinito della durata del copyright concesso agli autori, e svenduto da questi ultimi alle compagnie che controllano i loro diritti, la Walt Disney Company ha giocato un ruolo fondamentale. Nel 1998 Topolino stava per festeggiare il suo settantesimo compleanno, appresta dosi a diventare una creazione artistica libera, che chiunque avrebbe potuto utilizzare a piacimento per confezionare autonomamente cartoni animati, fumetti e pupazzi ispirati al topo più famoso del mondo. Con la scadenza del copyright su Mickey Mouse un disegnatore thailandese avrebbe potuto creare un fumetto a casa propria anche senza essere assunto dalla Walt Disney, e i creativi africani avrebbero potuto sfornare film d'animazione su Topolino utilizzando il grande serbatoio narrativo della loro tradizioni anziché storyboard confezionati da autori statunitensi e plasmati dalla cultura occidentale. Questa prospettiva era un sogno troppo grande (e troppo poco redditizio) per l'azienda che pretende di far sognare adulti e bambini di tutto il mondo, e così il nostro caro Mickey Mouse, ad un passo dalla sua liberazione dopo 70 anni trascorsi nella gabbia del copyright, è stato nuovamente rinchiuso nelle casseforti dell'azienda di papà Walt per altri 20 anni. La cattura del topo d'oro che stava per fuggire dalla gabbia è stata possibile grazie ad una legge statunitense del 1998, passata alla storia come "Mickey Mouse Copyright Extension Act", un provvedimento che porta da 70 a 90 anni il tempo limite concesso alla Walt Disney Company per lo sfruttamento economico del povero Topolino. Ma 90 anni non erano ancora abbastanza per l'ingordigia delle grandi case cinematografiche di Hollywood, che in seguito hanno provveduto ad esercitare la loro influenza per estendere fino a 120 anni la validità del copyright sui film: una pellicola prodotta oggi non sarà libera prima del 2125, quando non sarà più una materia prima da cui trarre ispirazione per nuove creazioni, ma solamente un pezzo di archeologia cinematografica. Con tutta probabilità questo limite verrà ulteriormente ritoccato all'approssimarsi della nuova scadenza, ma a quel punto il problema sarà lasciato ai posteri...

martedì 17.1.2006 3:00:05
da Elogio della Pirateria:
...Lo scopo originale del diritto d'autore era quello di promuovere la produzione di cultura e di opere dell'ingegno liberamente utilizzabili, concedendo agli autori il diritto esclusivo e limitato nel tempo di commercializzazione delle loro opere. In questo modo agli autori viene concesso un margine di vantaggio su altri produttori, che devono aspettare la scadenza del copyright per mettere in commercio opere dell'ingegno già pubblicate da altri. Il termine "pirata" era inizialmente utilizzato per indicare le case editrici che stampavano edizioni non autorizzate dei libri, senza il consenso degli autori. L'accordo chiamato "copyright", che in teoria dovrebbe regolare i rapporti tra i cittadini e gli autori a beneficio della collettività, per ottenere come risultato una maggiore produzione di arte e cultura, in pratica si traduce in un sistema di vincoli a beneficio di alcune grandi compagnie e a danno della cittadinanza. L'idea alla base di questo accordo è semplice: i cittadini, tramite apposite leggi, concedono agli autori una maggiore possibilità di guadagno che si traduce in una maggiore produzione creativa. Cessato questo intervallo di tempo, però, l'interesse culturale della collettività, temporaneamente accantonato per garantire agli autori una maggiore autonomia produttiva, ritorna prioritario rispetto agli interessi economici dei singoli: le opere dell'ingegno vengono "liberate" per sempre, e chiunque può utilizzarle, anche a scopi commerciali. "Guadagna dei soldi in esclusiva per un po', ma poi lascia che il mondo usi liberamente le tue creazioni, e mettiti a produrre qualcosa di nuovo per guadagnare un altro po' di soldi. Tutti potranno accedere alle tue opere, ma inizialmente tu sarai l'unico che potrà usarle a scopo di lucro". E' questo, in sintesi, il principio alla base del copyright, un accordo stravolto e trasformato in qualcosa di totalmente diverso quando le aziende si sono sostituite agli autori per lo sfruttamento economico delle opere di ingegno. Un approccio equilibrato al copyright dovrebbe punire solamente le copie non autorizzate fatte a scopo di lucro, per creare mercati paralleli destinati alla vendita delle opere dell'ingegno, e non il libero scambio di materiale per uso personale. La solidarietà tra cittadini è più importante del copyright, e quando i principi del copyright vengono stravolti al punto da risultare dannosi per una collettività, che viene costretta a non aiutare il prossimo negando la condivisione delle opere dell'ingegno, questa collettività deve avere il coraggio di mettere da parte le regole del copyright per affermare le regole della civile convivenza, che vanno dal prestito di una tazza di zucchero al vicino di pianerottolo fino alla condivisione via internet di un brano musicale che ci è particolarmente piaciuto con un amico che vive dall'altra parte del mondo...

martedì 17.1.2006 2:58:40
da Elogio della Pirateria:
...Anche negli Stati Uniti è aperta da tempo la "caccia alle streghe" contro i pirati dell'arte, e a farne le spese non sono solamente gli utenti che "osano" aiutare il prossimo condividendo musica e film senza nessun tornaconto, ma anche chi ha realizzato software sgraditi al sistema, cioè opere originali dell'ingegno che non vengono tutelate come quelle che fanno arricchire i potentati mediatici, ma addirittura possano mandare in galera i responsabili di tali creazioni "eretiche". Il caso più eclatante di repressione dell'ingegno informatico è quello di "Dvd Jon", al secolo Jon Johansen, un benemerito pirata svedese che ha cominciato a ficcarsi nei guai quando ha deciso di usare il sistema operativo libero GNU/Linux al posto del più noto MicrosoftWindows. Nessuno aveva scritto un programma per la visione dei Dvd che fosse in grado di funzionare con il sistema operativo scelto da Jon, e per guardarsi in santa pace un film, anche regolarmente acquistato o noleggiato, Jon è costretto a scrivere da solo un programma adatto alle sue esigenze, ma a questo punto nasce un problema: per riprodurre un Dvd bisogna sapere che cosa c'è scritto dentro, e in che modo vengono memorizzate le informazioni sul disco. Ma questo tipo di informazioni è "protetto" (o meglio sottratto agli utenti) dalle regole ferree del segreto industriale, che rendono i programmi delle "scatole nere" impossibili da migliorare o da modificare, un po' come se le nostre automobili avessero dei motori ermeticamente sigillati di cui è vietato conoscere il funzionamento, che possono essere esaminati o riparati solo da personale regolarmente autorizzate dalla casa produttrice del veicolo e non dal meccanico sotto casa. Jon decide di infischiarsene di tutte queste regole: in fin dei conti lui voleva solo scrivere un programma per guardare un Dvd sul suo computer. I sistemi di protezione per nascondere ai comuni mortali i contenuti dei Dvd, messi a punto con investimenti miliardari dalle grandi compagnie cinematografiche, si rivelano talmente "sofisticati" da crollare come un castello di carte in pochi giorni davanti alla curiosità di un quindicenne. Jon Johansen osa sfidare i padroni del cinema condividendo in rete le sue scoperte, per migliorare e rendere più efficace il software necessario per guardare film con il sistema operativo GNU/Linux, e grazie a lui il mondo scopre come funziona un Dvd. Nell'ottobre 1999 il velo del tempio hollywoodiano si squarcia nel mezzo e la sacralità delle "Major" del cinema viene profanata da un pirata ragazzino. I giganti del cinema colpiti a morte dalla genialità di un adolescente fanno poca differenza tra la realtà e un film di Schwarzenegger, ed è così che il lungo e traumatico calvario giudiziario di Jon inizia con una scena di apertura degna di un kolossal hollywoodiano: agenti di polizia che fanno irruzione nel cuore della notte in casa del "pericolosissimo" pirata minorenne, che ha minato alle sue fondamenta la libertà di impresa e di profitto di chi vuol decidere non solo quali film dobbiamo vedere, ma anche che programmi dobbiamo utilizzare e quanti anni di carcere ci aspettano se osiamo aiutare il prossimo condividendo film e musica. Jon viene accusato di spionaggio industriale, e rischia di passare due anni in galera. La scure della repressione contro i programmi per accedere al contenuto dei dvd si abbatte anche su altre persone, che avevano semplicemente pubblicato su internet il programma realizzato da Jon. Tra gli imputati c'è perfino gente che aveva inserito sulle proprie pagine web solo un link a uno dei siti sui quali era presente il programma "blasfemo" che aveva messo in discussione la sacralità dei Dvd. Non c'è niente di meglio della censura per diffondere rapidamente un'informazione su internet, e la censura di tutti i siti che avevano un legame anche labile o indiretto con il programma di Johansen scatena la fantasia dei pirati di tutto il mondo, che iniziano a stampare magliette con il codice "incriminato" da esibire in nome di uno dei principi fondamentali dell'etica hacker: "l'informazione vuole essere libera". L'odissea di Jon Johansen, il videopirata ragazzino finito nel mirino dei big di Hollywood, si conclude il 22 dicembre 2003 con l'assoluzione del pirata svedese più famoso di tutta l'era digitale, ma la vittoria di questa battaglia lascia comunque aperta la guerra ideologica e culturale che contrappone uomini ossessionati dal profitto a ragazzi ossessionati dalla sete di conoscenza, ancora abbastanza giovani e spavaldi per rivendicare la propria libertà di fronte alle minacce e alle intimidazioni di chi ha scordato che il cinema è una forma d'arte, e lo considera solamente una macchina per spremere soldi al prossimo. Anche a costo di mandare dietro le sbarre ragazzini che hanno avuto la "colpa" di essere più intelligenti dei pomposi ingegneri in doppiopetto e camice bianco che hanno intascato molti chili di dollari per lo sviluppo delle "inattaccabili" protezioni messe a guardia dei Dvd...

martedì 17.1.2006 2:56:20
da Elogio della Pirateria:
...Un'altra storica radio pirata italiana è Radio Milano International, nata nel capoluogo lombardo il 10 marzo 1975 grazie alla fantasia e al coraggio di tre ragazzi allora ventenni: Rino Borra, Piero Cozzi e Nino Cozzi, che installano i loro studi a pochi metri dalla stazione centrale. Il 14 marzo, a quattro giorni dall'inizio delle trasmissioni, le autorità sequestrano gli impianti e oscurano l'emittente, ma il 26 aprile dello stesso anno il pretore di Milano Cassala dichiara con una storica sentenza che "è pienamente legittima l'attività di trasmissioni radiofoniche come quella di Radio Milano International fino a quando non si determinano interferenze che possano nuocere o disturbare la ricezione delle normali emittenti di Stato". Questa azione di pirateria dell'etere apre nuove strade per la comunicazione italiana: il panorama radiofonico italiano si svecchia, esplode il fenomeno delle radio private, nell'aria circolano voci nuove e informazioni locali, si creano nuove opportunità di lavoro e nascono nuov e professionalità. E' dalla stagione della pirateria radiofonica che nasce l'idea di "Televisione privata", un'altra rivoluzione copernicana che porterà innovazione tecnologica (il colore fu inaugurato dalle TV private prima che dalla RAI) e lavoro, cambiando letteralmente il linguaggio ingessato della televisione di stato italiana. Ma la storia delle radio pirata è molto più antica, come testimonia l'esperienza di "Radio Caroline", l'emittente che nel 1964 accende i suoi trasmettitori su una barca al largo delle coste inglesi, rigorosamente al di fuori dalle acque territoriali, per rompere con un segnale radio lanciato nel cielo il monopolio della BBC. Il vascello pirata di Radio Caroline innalza con fierezza la sua antenna come una moderna bandiera corsara in un'epoca della storia dove ogni paese d'Europa aveva una sola stazione radiofonica nazionale, e chiunque provava a trasmettere qualcosa di diverso dai programmi delle radio di stato era considerato un fuorilegge. Il pirata che sfida la BBC è Ronan O'Ra hilly, un appassionato di musica che dà vita ad una casa discografica per diffondere la musica di artisti del Rhytm & Blues che all'epoca non trovavano nessuno disposto a produrre i loro dischi. La BBC si rifiuta di mandare in onda la musica troppo "trasgressiva" prodotta da O'Rahilly, che si rivolge perfino a Radio Lussemburgo collezionando un altro fallimento: tutti gli spazi radiofonici erano occupati dalle grandi case discografiche dell'epoca. E' così che nasce l'idea di trasmettere "in proprio" la musica sgradita alle radio di stato, e Ronan sceglie di abbracciare la carriera di pirata per diffondere nell'etere i suoni e le melodie delle etichette indipendenti che non trovavano posto nel sistema radiofonico dell'epoca. O'Rahilly inizia a raccogliere informazioni sulla radio "Voice of America", installata a bordo del vascello statunitense "Courier" e su altri esperimenti di radio "offshore" come Radio Veronica, che trasmetteva al largo delle coste olandesi per aggirare un monopolio sulle trasmissioni simile a quello britannico. L'idea del giovane produttore discografico è di trasmettere dal mare la musica dei suoi artisti, sfruttando il fatto che la legge britannica valeva solo fino a tre miglia dalla costa, e le uniche leggi in vigore al largo erano quelle del paese in cui la barca era registrata. Nel giorno di Pasqua del 1964, dagli studi costruiti a bordo del vascello pirata "Caroline" parte un annuncio che cambia la storia dei media: "questa è Radio Caroline sul canale 199, la vostra stazione di musica per tutto il giorno". Pochi secondi dopo, un disco dei Rolling Stones trasmesso dalla Caroline cambia per sempre i gusti musicali dell'Inghilterra, e apre ufficialmente la stagione del Rock'n'roll...

martedì 17.1.2006 2:53:57
da Elogio della Pirateria:
...Franco Civelli, redattore disabile della telestreet Disco Volante, vince il Premio per il giornalismo televisivo "Ilaria Alpi", nella sezione dedicata alle tv locali, con un'inchiesta sulle barriere architettoniche di Senigallia. Dopo la messa in onda del servizio, l'amministrazione comunale provvede a rimuovere alcune delle barriere architettoniche segnalate da Civelli, ma nel frattempo, a poche settimane dall'inizio delle trasmissioni, Disco Volante viene oscurata dalla Polizia Postale. Scatta così una azione penale a carico dei responsabili dell'emittente, "colpevoli" di aver fatto per poche settimane in un piccolo quartiere quello che Retequattro ha fatto per anni su scala nazionale con l'appoggio di vari governi: trasmettere un segnale video senza una concessione "ufficiale" del ministero delle comunicazioni. La legge Maccanico del 1997, infatti, ha trasformato l'emittente di Emilio Fede in un "esubero" che avrebbe dovuto traslocare sul satellite, salvato solamente dalla compiacenza dei governi di vario colore che si sono succeduti a partire da quella legge. In Italia non c'è mai stata una vera e propria "assegnazione" delle frequenze, un "piano regolatore dell'etere" realizzato in base a quanto previsto dalla legge, ma c'è stata semplicemente una "spartizione" delle frequenze televisive, arraffate da chi è riuscito ad occuparle prima degli altri. La legge Mammì ha portato alla legittimazione della situazione già esistente, con il riconoscimento di una patente di legalità a chi già trasmetteva. Chi è arrivato dopo è un fuorilegge, un pirata. In questo scenario chi afferma il diritto all'obiezione di coscienza televisiva attraverso azioni di pirateria dell'etere rischia la galera, così come è capitato a chi prima del 1972 rivendicava il diritto all'obiezione di coscienza al servizio militare successivamente riconosciuto dalla Corte costituzionale. Di fronte alla "televisione blindata", che non riconosce spazi alla società civile, i pirati dell'etere hanno scelto di rischiare in prima persona una condanna pen ale per poter rialzare la testa di fronte al potere mediatico, per affermare il diritto di parola e di espressione anche attraverso il video, per mettere in discussione la televisione commerciale che ci opprime, per creare una alternativa al mercato che ci vorrebbe trasformare in spettatori passivi e tubi digerenti da esporre alla violenza pubblicitaria. La pirateria dell'etere bandita dalla legge è l'ultimo baluardo della legalità costituzionale, un promemoria vivente per chi si ostina a non dimenticare che in Italia, secondo la Costituzione, tutti hanno il diritto di esprimere il proprio pensiero "con la parola, lo scritto, e ogni altro mezzo di diffusione", è il sussulto di dignità di chi si ostina a considerarsi un cittadino e non un suddito, e non ha paura di rischiare per affermare un altro modello di comunicazione televisiva e per sfidare il duopolio di Sipra e Publitalia, i centri di raccolta pubblicitaria che guidano l'attività di Rai e Mediaset, e di riflesso la cultura nazionale...

martedì 17.1.2006 2:50:52
da Elogio della Pirateria:
...In Campania un'azione di pirateria dell'etere ha portato le immagini di una partita del Napoli nella zona di Scampia, un luogo tra i più degradati del napoletano. La partita del primo febbraio 2004 è stata preceduta da una "distribuzione lampo" di volantini che indicavano la frequenza su cui sintonizzare il televisore per guardare la partita. Il gruppo di videoattivisti protagonista di questa scorribanda nell'etere ha adottato la sigla Ma.Gi.Ca Tv, con un chiaro riferimento al "tridente" della stagione d'oro del Napoli (Maradona, Giordano, Careca). C'è chi definirebbe questa azione un "furto", ma siamo proprio sicuri che la diffusione di un segnale elettronico, che non ha intaccato di un centesimo il capitale dei grandi network satellitari, sia paragonabile ad una sottrazione di beni materiali? E' invece vero il contrario, e cioè che la sottrazione del campionato di calcio alla libera visione ha creato una ingiusta suddivisione tra chi può permettersi un costoso abbonamento e gli abitanti dei quartieri più doveri delle città italiane, che comunque non avrebbero potuto pagare la visione della partita anche se Ma.Gi.Ca. Tv avesse deciso di non regalare al proprio quartiere una partita del Napoli...

martedì 17.1.2006 2:49:45
da Elogio della Pirateria:
...La pirateria dei simboli, ovvero la creazione di antipubblicita' creativa e l'utilizzo del marchio di aziende già note per la realizzazione di nuove opere dell'ingegno, è una forma naturale e legittima di autodifesa. Questa pratica protegge i cittadini, che rischiano di essere trasformati in semplici clienti/consumatori, dall'invasione culturale e dall'inquinamento mentale che quotidianamente vengono messe in atto dalle aziende globalizzate. Queste aziende entrano nelle nostra esistenza bersagliandoci ogni giorno con migliaia di messaggi pubblicitari, che inquinano la mente senza il nostro consenso e spesso in modo subliminale, contro la nostra volontà. Le aziende entrano nella vita dei popoli, e pertanto i popoli hanno il diritto di entrare nella vita delle aziende per esercitare la libertà di espressione attraverso il plagio, il riutilizzo, la deformazione e la ridicolizzazione dei marchi registrati, dei loghi e delle icone che invadono le nostre magliette, i nostri televisori, il nostro cibo e strade delle nostre città...

martedì 17.1.2006 2:38:54
da Elogio della Pirateria:
Il libro.
In questo preciso istante, attorno a te, nel tuo quartiere, nella tua città e in ogni angolo del pianeta, milioni di fuorilegge cospirano nell'ombra per unirsi alla più grande banda di pirati della storia dell'umanità: sono i pirati di musica, video e software, che condividono in rete miliardi di file, in ogni secondo di ogni giorno di ogni mese dell'anno, e trasformano internet nel più grande strumento di condivisione della conoscenza che l'uomo abbia mai avuto a disposizione. Questo grande laboratorio culturale non dorme mai, e quando i pirati di New York chiudono gli occhi davanti allo schermo a notte fonda, quelli di Tokyo sono già pronti a sostituirli davanti al sole del nuovo giorno. Le avventure degli hacker, la lotta agli Ogm, le Telestreet, le radio pirata, i graffiti sui muri, i francobolli finti e lo scambio di musica in rete: la pirateria moderna ci racconta storie di passione e libertà, avventure mozzafiato e sfide impossibili raccolte da uomini liberi che vogliono riscrivere le regole del sistema. Le trappole del copyright, le multinazionali biotech, le grandi case discografiche, le major di Hollywood, la Siae, la Microsoft e tutti i governi del mondo non sono riusciti ad imbrigliare il genio creativo dei corsari di ieri e di oggi, che continuano a stupirci con nuove conquiste.

martedì 17.1.2006 2:26:13
Chi è Carlo Gubitosa:
Carlo Gubitosa è un giornalista freelance che collabora con l'associazione di volontariato
dell'informazione "PeaceLink". Ha già pubblicato i volumi "Telematica per la Pace"
(1996), "Oltre Internet" (1997), "L'informazione alternativa" (2002), "Genova, nome per
nome" (2003), "Viaggio in Cecenia. La 'guerra sporca' della Russia e la tragedia di un popolo"
(2004). Nel 1999 ha pubblicato "Italian Crackdown", il primo libro italiano diffuso
liberamente anche in rete sin dal primo giorno di presenza in libreria, con una licenza di
distribuzione "copyleft" realizzata dallo stesso autore.


Questo libro è rilasciato con la licenza Creative Commons "Attribution-NonCommercial-NoDerivs2.0", consultabile in rete all'indirizzo http://creativecommons.org. Pertanto questo libro è libero, e può essere riprodotto e distribuito, con ogni mezzo fisico, meccanico o elettronico, a condizione che la riproduzione del testo avvenga integralmente e senza modifiche, ad uso privato e a fini non commerciali. Se stai leggendo questo testo su un supporto elettronico, o su fotocopie, o su qualunque altro supporto diverso dal libro originale, o se hai in mano il libro originale, ma ti è stato prestato o regalato, puoi sostenere liberamente l'attività di ricerca e di scrittura dell'autore con un'email, una lettera di ringraziamento o una cartolina del luogo in cui ti trovi, un pacchetto con prodotti tipici della tua regione, vecchi 45 giri, libri e fumetti che non leggi più, banchi di Ram o altro materiale elettronico, prodotti di erboristeria, ricette segrete, inviti a pranzo, a cena e a dormire presso la tua abitazione, T-shirt taglia XXL (preferibilmente non usate), materiale da campeggio, francobolli, Cd-rom (pieni o vuoti), Dvd (pieni o vuoti), cartoni animati su Dvd o Vhs, buoni pasto, ricariche per cellulari, articoli di cancelleria, materiale elettronico, tessere viacard anche parzialmente utilizzate, buoni benzina, biglietti per cinema, teatro e parchi di divertimento, insomma tutto ciò che ti farebbe piacere ricevere da qualche sconosciuto e qualsiasi altro materiale possa essere utile alla vita e al lavoro di un giornalista/scrittore. Se proprio ti manca la fantasia, vanno benissimo anche dei soldi.
L'indirizzo a cui effettuare le spedizioni `e: Carlo Gubitosa — Via Giovinazzi 91 — 74100 Taranto — Conto Corrente Postale n. 37845112.
Ringrazio in anticipo tutti coloro che mi daranno il loro supporto morale o materiale per sostenere un modello diverso di economia della conoscenza.

martedì 17.1.2006 2:22:45
Fabbione in Dottor PIRATA:
Già invitare a leggere in cartaceo è una bella fatica, figuriamoci davanti allo schermo di un computer.
Ma io dico che è la volta buona per tentare l'impresa e infrangere i tabù, ricambiando così la fiducia di un Autore disposto ad offrire con generosità e spirito di condivisione la propria opera.
Così, oltre che arricchirvi individualmente e valutare da una prospettiva diversa il 'manipolato' concetto di pirateria, potrete a vostra volta diffondere questo prezioso manoscritto con l'indomabile pratica del 'passaparola' o regalarne una copia di carta a chiunque sappia apprezzarne il gesto.
Dal canto mio, proporrò stralci illuminanti raccolti lungo la lettura del testo, per rendere vita ancor più ardua alla pigrizia e al disinteresse e convincere le persone che stavolta forse ne vale la pena...


(2005, Altreconomia, pag.130, 9,00 euro)

lunedì 9.1.2006 16:36:19
Fabbione in Dottor Esame Obiettivo:


ANATOMIA PATOLOGICA (Kumar, Cotran, Robbins, 1999, sesta edizione)


Per questo io mi sforzo di ripetere ai pischelli - a costo di risultare petulante - di non concedere alle loro materie grigie un attimo di tregua, di pungolarle in continuazione, di farle rigare sempre dritte.
Perché poi, superato il massimo fulgore, se a creare restrizioni non c'ha già pensato l'attualità preconfezionata che smorza le teste, allora inesorabile rimedierà la Fisiologia, col suo regime totalitario esercitato sulle cellule.

Bellecose.

domenica 25.12.2005 18:26:34
Fabbione in Dottor Cool:

(MAXIMO PARK, foto Stefano Masselli)

Se è vero, come dicono, che il selvaggio Rock'n'Roll sia svanito da decenni, io m'accontento volentieri di questa cazzo d'energia moderna!

sabato 24.12.2005 14:51:23
Fabbione in Dottor Fuso Orario:

Che volete? Tempo fa me l'ero presa col battibecco dello Scanner HP disgraziato, riottenendo benessere solo dopo l'antipatica (ma necessaria, sennò ancora stavo là) minaccia di telefonare alle temerarie Fiamme Gialle. Ieri mattina presto, mentre atterravo all'aeroporto Leonardo Da Vinci (teso e spossato dopo tredici turbolente ore di un aereo pizzicato dalla Taranta, tipo Ballo di San Vito di Capossela) mi è preso lo scompensone poco prima di sfilare davanti allo sguardo ai raggi gamma dei doganieri. Era da un po' che mi chiedevo come fare per il ritorno, in più lì a Singapore un genovese mi diceva che a lui lo fermavano spesso (e pure stavolta ah ah) specificando che si accanivano molto sulla tecnologia, i capi d'abbigliamento falsi e materiale d'arte. Dico ero partito con tre mutande, un costume che ho pure buttato, quattro magliette, due dildi di gomma, un par di scarpe e ciabattine, telo da mare e prodotti semiusati per l'igiene personale; sono tornato indietro con due valigie di piombo fuso, che alla pesa facevano trentanove chili di falsità, soprusi, arte e tecnologia. Tanto che nei voli interni m'è toccato sempre pagare un extra (che aumentava a dismisura ed io costretto ogni volta a battere lo sconto alla signorina del check-in, senza capire una minchia di quello che diceva. Vedevo solo che rideva ed io ridevo insieme a lei. Poi, se arrotondava un pochino la cifra, univo le mani in preghiera e ringraziavo: Khawp khun khrap). Ma dentro quelle valigie c'ho infilato l'impossibile, da puro occidentale schiavo del consumo a uffa! Un'impressionante intreccio d'oggetti e anche il minimo spazio vuoto riempito da noci di cocco, manghi e bananette.
Insomma, una volta a terra, nervosissimo, ritiro sul rullo le mie cose, aspetto un nugolo di persone dai carrelli stracolmi e m'accodo a loro. I miei fratelli Claudione, Robertone e l'amico Nico subito dietro. Giriamo l'angolo e pareva di stare a fare il congedo in caserma. Uniformi di tutti i tipi, il celebre cartello NULLA DA DICHIARARE e a sinistra lo scarno bancone dei finanzieri coi guanti in lattice pronti alla microchirurgia sulla merce. Perdiamo subito Claudione dietro di me, richiamato dalla guardia per via di una scultura metallica senza valore di Alien il film adagiato su marmitte di motocicletta, modellata dall'indimenticabile Mr. K.O. e imballata in uno scatolone le cui facciate raffiguravano uno spremiagrumi troppo brutto. Difatti i doganieri credevano ci fosse dentro quello. E inaspettatamente a Claudius è andata di lusso, risolvendo la pratica sulla parola con argomenti convincenti. Ma premio tana libera tutti l'ha vinto un tizio davanti a me. Sul carrello trasportava uno strano articolo imballato da una trapunta marrone di lana che dava l'idea come di una piccola persona seduta su una sedia a dondolo. "Lei!" gli hanno intimato "prego, venga qui". Io ho tirato dritto come un treno e con la faccia cementata in avanti ho proseguito verso l'uscita. Scampata la smaltita, ho scorto dalla vetrata che a quello gli stavano scartando con bramosia il dondolo con nonna morta sopra. I finanzieri erano raddoppiati e stavano dandosi da fare con le restanti valigie e borsette. Com'è ovvio non sarà accaduto nulla di speciale, ma si passano brutti quarti d'ora quando ravanano fra le tue cose e le toccano con un tatto da mani di legno quasi come a farlo apposta. Bellecose.

giovedì 24.11.2005 14:16:41
Fabbione in Dottor DIRITTO DEL CONSUMATORE:

E allora vi racconto una storia di pubblico dominio che magari un giorno quando toccherà a voi saprete cosa fare. Perché tanto prima o poi vi capiterà di fare i conti col nuovo pezzo del computer al posto di quello vecchio che ha fatto il tempo suo. E allora eccotelo lì al varco, il venditore di pezzi di computer, che avendo capito di trattare materiale usa e getta, non si sa perché s'è convinto di essere il più furbo della città, avendo tra l'altro il culo parato dalla gigantesca azienda per cui lavora.
La sfortunata storia prende inizio quasi un mese fa, quando quel fustacchione del mio Scanner HP 2200 decide di perdere i colpi sul più bello, proprio all'apice della stima reciproca, dell'attività organizzata al dettaglio senza che io dia fastidio a te e tu a me.
Era lui a rilasciare regolarmente materiale d'archivio del giornale Mucchio e del settimanale Cuore!
Ma è il modo in cui mi ha lasciato ad avermi dato fastidio, perché dici sai fa STACK e s'è spento, invece ha concesso che la sua millimetrica disciplina scemasse, non dandolo a vedere, fornendo immagini annacquate e righe pixellose verticali inventate dal nulla.
Che ci sarebbe stato da aprirlo tutto quanto, sezionarlo, poi richiuderlo e ritrovarsi in mano parti importanti del congegno diventate secondo me parti in più.
Ma come forma di rispetto, prima di frullarlo al macero contatto Marcone lo sfasciacarrozze e chiedo se per caso interessa un moribondo al neon.
Manco a dirlo sì che può servigli e oggi infatti il canuto HP scanna ancora riconoscente e attende consapevole il momento fatale dell'alimentatore bruciato.
Tornando a me, m'è toccato un pomeriggio faticoso sulla Rete per la scelta oculata di un degno sostituto fra un mare di novità esagerate. Opto per un altro HP (il 3800), diciamo dignitoso, mi vesto al volo e parto alla ricerca. Lo trovo alla prima botta, al supermercato che vende il bricolage vicino alla carne, chiedo al commesso l'articolo ma il modello esposto e maneggiato è l'ultimo rimasto.
'Mai una gioia pesante' mi dico e - sia maledetto quel giorno - decido di andare sul sicuro facendomi servire da uno dei negozi leader dell'informatica romana.
SYSPACK Computer Italia.
Da sempre rapidi, affidabili e forniti.
Loro sì. L'assistenza meno. Ma con calma, che tanto ci arrivo.
Dopo quasi mezz'ora di fila finalmente è il mio turno. Fornisco al giovane i dettagli ma il 3800 al momento è terminato, 'Mai una gioia pesante due'. Potevo andare da chiunque altro a cercarlo, ma poi il traffico ti riduce l'entusiasmo, l'ansia di tornare a casa a mani vuote aumenta a dismisura e allora acconsento alla proposta del tizio di ordinarlo. Dai sette ai dieci giorni di attesa. Mannaggia mi dico, mica poco, ma in finale aspetto.
Sorprendenti. Dopo appena cinque giorni vado a ritirare la merce. Giunto allegro nella mia stanza, apro lo scatolone, mi controllo cavi e manuali, infilo la spina e "Mai una gioia pesante tre, perdio!", lo Scanner comincia a sbraitare manco l'avessi preso a bastonate sulle gambe. Resisto al suo latrato disumano, mi dico forse debbo prima installare il programma (sapendo in partenza di fingere a me stesso), la mia famiglia incuriosita si riunisce in camera mia, tutt'apposto dico io preso dal panico ma alla fine stacco la spina che quell'affare ringhioso stava facendomi paura sul serio.
Delusione, rabbia e rottura di enormi palle saper di dover perdere tempo prezioso ed entrare nel vortice del 'guardi non funziona...è successo questo e quello...ci mancava solo mi mordesse il culo'. Vabbé, torno lì, mi danno un prestampato da portare all'assistenza e quest'ultima avrebbe direttamente provveduto alla richiesta di un nuovo 3800.
Giungo in quel buco di culo di assistenza alle diciannove meno tre minuti e i tecnici già s'erano dati alla macchia. E alla ragazza dell'ufficio sta cosa non le è andata giù, tanto che ha richiamato al telefonino quello che s'era dileguato con più abilità (che forse già stava in macchina lontano tre isolati) e sto poraccio è dovuto tornare indietro, accendere il computer, prepararmi il foglio di accettazione e insomma, farsela prendere bene. Ah ah. Mi dicevo 'Fichissima questa, ha un paio di coglioni grossi come un garage'. E contento me ne torno a casa con un 'Appena arriva ti chiamiamo noi'. Poi c'è stato il ponte lungo dei defunti dove tanti negozi hanno fatto sega al lavoro, poi un'altra settimana di silenzio stampa e alla fine decido che richiamo io. Mi ripetono 'Tranquillo, ormai è questione di ore'. Vabbene. E che problema c'è. Passa un'altra settima, poi un'altra ancora e pochi giorni fa, allo stremo della pazienza, un principio di bruciore al culo si fa strada dentro me e allora chiamo di nuovo.
Mi risponde una ragazza, dice un attimo che controllo, mi mette l'orrenda suoneria d'attesa ed io mentre aspetto mi sparo le pose da pugilato davanti allo specchio. Finalmente si spezza l'incantesimo della nenia in loop e la ragazza dispiaciuta e ansimante (pensavo fosse arrivata fino da HP a prendermelo) sussurra 'Porca miseria mi dispiace...tra il ponte di mezzo prima e un po' di confusione con l'ordine dopo...ho avuto un disguido con Guido quello della fornitura...oggi è sabato ma è confermato che lunedì, massimo martedì prossimo lo Scanner è qui da noi...garantito...guarda, veramente, vai sicuro e anzi scusami ancora...e comunque vada ti faccio sapere martedì" ed io 'D'accordo figurati può capitare...a presto allora e nessun problema (porchiddio)'.
Lunedì scorre pacioso e assolato.
Niente.
Martedì intorno alle ore sedici mi dico 'ma sì dai, fammi fare uno squillo, così li anticipo io prima di loro. Sennò questi poi fanno a gara a chi se ne va via prima, mi sa'. Dall'altra parte la voce di un tipo che capiva in differita e che chiamerò con antipatia Gabonzo.
Gli spiego la situazione e lui dopo sette secondi di intorpidimento spara un 'Ah, ho capito', allora intensifico la chiacchiera e lui 'Ho capito, ho capito' proseguo a specificare e lui 'Sì, ho capito, però non so che dirti". Silenzio. "Ma non c'è la ragazza?' incalzo io 'No, non c'è. Sono solo. Non posso fare niente', gli rompo ancora un po' le palle 'Però dico io, mettiti un attimo nei miei panni. Cosa dovrei fare, eh?', 'Sì sì, ti capisco, ma non so proprio cosa dirti. Domani comunque la ragazza c'è', 'Ah, bene. Ma per caso da quelle parti c'è un responsabile?', 'Eh sì, è la ragazza', 'Ah, perfetto. E come si chiama?', 'Federica', 'Allora chiederò di lei, giusto? Domani chiedo di Federica', 'Sì...'. Saluto Gabonzo e rifletto accigliato, 'Domani devo stare tranquillo sennò quella me la magno viva, taccisua. Martedì m'è toccato chiamare a me e questa manco lavora'.
E arriviamo a ieri. Mercoledì.
Compongo sempre più stranito il numero dell'assistenza.
Eccheccazzo no!, mi risponde di nuovo Gabonzo con la sua voce poco intelligente!
Sbrocco in un attimo ma lui si toglie subito dall'impaccio consigliandomi di chiamare fra mezz'ora. Mezz'ora dopo l'arpia risponde. Le faccio una rapida sintesi, mi chiede il codice vergato sul mio fogliazzo (ormai scarabocchiato e ricolmo di piccoli cazzetti elementari che schizzano spuma da cento) e infine mi dice che 'Niente da fare, non è arrivato niente, purtroppo...' e poi prende il via un siparietto pieno zeppo di falsità, scoglionamento e botta e risposta acide. 'Ma come scusa, avrei comunque dovuto ricevere un avviso da voi, invece ieri ho chiamato io, parlando per altro con un ragazzo che dava risposte senza motivo. In più, l'errore col fornitore è stato il vostro e non il mio, dicevate di aver rimediato e invece adesso pare che siano tutti spariti', lei mi risponde con insofferenza, afferma di non aver mai dichiarato nessuna colpa da parte loro (forse hai parlato con qualcun'altra) e per concludere prende le difese del tecnico Gabonzo (forse scoperanno in bagno durante l'ora di pausa).
Concludo la mattinata bestemmiando come un dannato, fendendo cazzotti nell'aria e avvisando di venire a trovarli nel pomeriggio, dopo la sua proposta azzardata di farmi un buono d'acquisto.
'M'hanno fatto un buono, significa che...' 'Che te la piji in der culo' insegnava agli italiani nonna Fabrizi in Bianco Rosso e Verdone.
Mi comincia a prudere la testa dentro, preparo la battaglia e alle sedici in punto mi presento insieme a Claudione mio fratellino nel laboratorio. Identifico sta Federica e lei è lì, faccia durissima, seduta dietro la scrivania di fronte a me che digita sul computer. Io m'appoggio sul bancone e me la guardo. Trilla il telefono, lei risponde e mentre parla mi sfila il foglio di mano, cerca la mia documentazione e infine attacca la cornetta dicendo che c'ha gente. Mi ripete che non può fare molto per me e comincia a riarmeggiare con la tastiera. Dice anche 'Vediamo come possiamo risolvere'. Nel frattempo io mi sfogo un pochino, con discrezione e tranquillità tipica del cliente bonaccione che non cerca rogne ma che è un po' deluso e lei 'Ma tu hai ragione', ed io 'Il fatto è che sono venuto qui più per principio che per altro. Perché oggi al telefono sono stato fatto passare per il cliente rompicoglioni, cosa ingiusta visto che ho atteso fino ad oggi con pazienza e rispetto nei confronti del lavoro altrui. Poi mi si dice che ora la colpa è solo dell'HP e non più del fornitore, poi prendete le difese del tecnico che quello il tecnico deve fare e non la segretaria che risponde al telefono. Perché se non ha niente da dire ai clienti secondo me dovrebbe lasciare squillare l'apparecchio e darsi da fare col saldatore' e mentre continuo a parlare sbuca galeotto un foglio dalla stampante...
'Ecco!' ed io 'Ecco cosa?', 'Ecco il buono per acquistare un altro prodotto. Così sei libero di prendere quello che vuoi'.
Mi sale in un baleno il semimatto: 'Scusa, ma che mi rappresenta il buono dopo quasi un mese d'attesa? E' una contraddizione in termini, pensaci. Di fatto sono obbligato a comprare prodotti che non m'interessano e se spendo di meno dell'importo ci rimetto, se spendo di più invece mi tocca aggiungere altri soldi che non sarà mai nella vita! No, non ci siamo. Non sono soddisfatto per niente. Chiudiamola qui sta faccenda, rimborsatemi (momento topico preparato a tavolino da casa) e me lo vado a comprare all'auchan (e sticazzi che tocca boicottallo n.d.a.)', 'No no, non se ne parla. La nostra azienda parla chiaro, non rimborsa denaro. Mi dispiace, sono le regole', 'Cioè, io sono ostaggio di voialtri, tutta Roma vende quell'affare scrauso e io non posso fare niente perché debbo aspettare l'intervento di qualcuno che non si sa chi è?', 'Mi dispiace. E poi noi al limite rimborsiamo solo le fatture e non le ricevute che sono come gli scontrini(!?). In quel caso noi non possiamo fare niente', 'Scusa, ma non posso parlare con un responsabile?', 'I responsabili non stanno qui e alcuni non li conosco neanche io. E poi sta a me prendere decisioni'.
Resto sgomento. C'era solo da sfondare tutto. Prendere a calci senza motivo i lavoratori maschi e sculacciare sulle chiappe quelle lavoratrici succhiabastoni nell'altro ufficio tutte sorridenti del cazzo. Mi guardo Claudione e gli dico a voce alta 'Hai capito che roba Cla? Questi te lo buttano al culo e il cliente non può farci niente. E' assurdo!', mi guardo lei e le dico 'Temporeggio un attimo. Ora chiamo chi di dovere e poi torno' e lei 'Sì sì, fai con comodo'.
Afferro la ricevuta ed esco al freddo.
Provo a chiamare Robertona la sorella di Marcone, infiltrata nell'avvocatura bene, ma il cellulare è irraggiungibile. C'avevo già parlato da casa e lei m'aveva fornito un paio di dritte pacifiche, tipo chiedere la bolla del loro nuovo ordine e controllare la data, far chiamare il fornitore davanti a me per trovare un accordo eccetera.
Ma Claudione si vede che aveva idee più arzigogolate e ambiziose. Da casa s'è fatto passare il numero di zio Sergio, un amico di famiglia che ci campa a fare la festa ai lestofanti che se ne approfittano, essendo stato anche lui un commerciante di onesti valori. Dall'auricolare sento solo salire la voce di Sergetto, fino a comprendere queste testuali parole: 'Claudio. Vi stanno prendendo per il culo! Chiamate il 117. Immediatamente. Fateli venire. Me lo devi promettere!' e mio fratello che gli saliva la pezza 'Sì Sergiò. Vai tranquillo. Ora entro dentro e faccio la guerra'.
Blocco Claudione per un braccio e gli dico 'Sta bono, famme parlà a me'.
Rientriamo nel buco, lei seduta davanti la tastiera mi chiede 'Allora? Avete deciso?', 'Guarda, ho chiesto consiglio e m'è stato ripetuto che ho diritto di riavere i miei soldi indietro', 'Ti ripeto, io più di un buono non posso fare', 'Perfetto, allora ti chiedo se puoi confermarmi la tua versione di poco fa. Ossia che la fattura è una cosa e la ricevuta fiscale e lo scontrino sono un'altra, dico bene?', 'Sì ho capito ma non vedo...','Ripeto. Mi devi confermare quello che hai detto prima perché adesso chiamo il 117 e vediamo cosa mi dicono loro' e Claudione con tempismo e telefonino pronto in mano 'Signori, senza perdere tempo che qui s'è formata la fila. Ora io chiamo in traquillità, mi risponde un operatore e gli spiego per filo e per segno come è andata la questione'. La stronza deglutisce sudore e dice di aspettare un attimo prendendo a cliccare sui tasti manco stesse a scrive il best seller. Digita e ridigita, sostenendo affaccendata di stare a comunicare con qualcuno. Poi si alza e sparisce dietro una porta. Quando torna, sguardo abbassato cinguetta 'Occhei vi ridò i soldi e la finiamo qui' con modi di fare imbruttiti 'Ma la ricevuta la lasciate a me!' agitatissima che se n'era accorto pure il cieco che chiede l'elemosina all'incrocio.
Comincio a sorridere di gusto e Claudione pure, ma proprio in faccia davanti a lei. Una roba tipo uno sghignone. Mentre continua ad agitarsi simulando che dopotutto non gliene frega niente, farfuglia una roba tipo 'Poi questa legge che dite voi dovreste mostrarmela!. Ma era solo un insulso segno di pochezza umana sconfinata nel ridicolo rosicone (e anche un po' donna) di chi non sa più cosa dire. 'Claudione gli parte con un 'E tu invece dovresti rivederti la rigida politica della tua azienda. Ah, ah...), io lo blocco e gli dico 'Claudiò, tranquillo, stiamo bene così. Ora la signorina provvede'.
E per concludere, la pietosa scena del pagamento...
Io m'aspettavo un foglio di rimborso all'altro negozio e invece c'è proprio lei che tira fuori dalle saccocce un po' di soldi sgualciti e comincia a chiederne altri ai suoi colleghi tipo colletta 'che alla chiusura poi ve li ridò'. Mah!
Usciti da lì senza manco il saluto, abbiamo cominciato a batterci il cinque da veri rapper.
Zio Sergetto più tardi s'è adirato tanto nel sapere che non eravamo andati fino in fondo. Anche perché in finale mi sono attaccato al cazzone per quasi trenta giorni subendo un disagio e non potendo portare avanti le mie piacevoli scannerizzate casalinghe.
Ero arrivato anche a richiedere l'apparecchio vecchio a Marcone...
Che poi ripensandoci un attimo il 117! Non una roba tipo: 'Ora chiamo la guardia di finanza' ma 'Ora chiamo il 117'. Che secondo me sto numero spiazza il commerciante. Perché si dirà fra sè, vabbé mo questo chiama il 113 e poco male, figurati se le guardie vengono qui, starebbero tutto il giorno dentro i negozi. Il 112 sono i carabinieri e anche quelli c'hanno da fare altro, il 118 è l'autoambulanza, ma sto 117 invece...ma che cazz'è?...).
E ieri sera sono tornato a casa vincitore con un HP 4850 di cristo. C'ho aggiunto addirittura danaro e me lo sono comprato dal più poraccio dei negozianti. Di quelli che stravedono per il cliente perché hanno bisogno di lavorare. Così, perché m'era presa bene e poi perché sono libero di scegliere.
Considerazioni.
Ognuno tragga una sua morale, ma perdio la tutela del consumatore è un fondamento imprescindibile in mezzo a questa selva di bottegai e usurai. I soldi, quando ci sono validi presupposti, vanno ridati indietro, non con la storia dei buoni (della spesa).
E non c'è cosa più brutta di farsi prendere per culo da questi signori, che appaiono così professionali ma che in finale so tutti na massa de gran fiji de na mignotta.

Bellecose.

lunedì 26.9.2005 0:29:01
Fabbione in Dottor Kurando:

Sulle scatole dei prodotti per la prima colazione, noi c'abbiamo le solite belle facce in posa atletica; sugli involucri del latte di soia in polvere i cinesi c'hanno lui!
E se il buon giorno si vede dal mattino e il sorriso mette di buon umore, preferisco mille volte farmi coglionare e avvelenare il sangue dalle loro misteriose sbobbe.

lunedì 12.9.2005 23:12:33
Fabbione in Dottor Kurando:

Un torto duro da mandare giù è il trionfo del giornalismo innocuo, servile, accomodante, fautore del 'chi me lo fa fare'.
Altro moderno tarlo dell'animo è l'esistenza di personaggi senz'altro carismatici, ma di un'esiguità drammatica se paragonati a coloro che hanno lasciato il segno, scalfito le menti, reso focale il proprio rigore critico e oggettivo.
Uomini indimenticabili come Pier Paolo Pasolini. Che di lui se ne parla sempre più (a ragione), ma se ne conosce sempre meno (a torto). Si spiluccano frasi dai suoi scritti celebri ma non si va oltre.
Il Mucchio Selvaggio nel Marzo '93, pubblicò un articolo improntato più sull'artista che sull'intellettuale militante.
Pagine preziose. Rese disponibili a chiunque luccichi di un pizzico di curiosità. Come incentivo all'approfondimento e come omaggio a una rivista musicale inimitabile. Bellecose.
(download -> TESORI SOMMERSI DAL TEMPO -> MS n.182)