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martedì 2.8.2005
18:59:56
Godetevele tutte queste
vacanze, che poi a Settembre riaffiorano i cazzi. |
mercoledì 27.7.2005
15:07:38
Dalla nascita del
videoregistratore, l’iconografia associata alle confezioni dei films in
vendita e in noleggio, ha contribuito non poco all’espansione commerciale
dell’Home Video. |
lunedì 27.6.2005
17:16:43
Non
ci si fa mai caso, poi un giorno la mano s’aggrappa al cassettone della
scrivania e invece di richiuderlo subito, come riflesso incondizionato
comanda, ti viene voglia di svuotarlo e rimetterlo a posto. |
sabato 18.6.2005
2:19:46 Fabbione in Dottor Miranda: Da recuperare con un'urgenza come se venisse giù l'apocalisse, LA MORTE E LA FANCIULLA di Roman Polanski. Centotre minuti tiratissimi, un'ora e passa d'ambiguità allo stato puro, tanto da ripetermi "allora è lui perdio...o non è lui...sì sì è lui...no diosanto mi sa di no...o sì...direi di no, è quasi certo...e invece sì perlamadonnona...o no"...eccosivvia fino all'epilogo. Tosta e spietata la Weaver, da busto marmoreo il Dottor Miranda (Ben Kingsley)!!! Pellicola targata 1995. Bellecose. |
lunedì 13.6.2005
22:18:00
Oggidì, puntuale come
quando tiro la catena al bagno, seguivo sulla Rai il telegiornale delle
tredici e trenta. |
venerdì 27.5.2005
21:55:17
Mi son trovato a
riarmeggiare con un paio di belle paginette: da 'Cos'è Questo Fracasso? -
Alfabeto e Intemperanze' di Tiziano Scarpa (Einaudi - 2000,
pag.60). |
martedì 24.5.2005
15:02:33
Anni fa, per
godermi ANTONIO REZZA pagavo il biglietto addirittura a prezzo pieno! |
domenica 15.5.2005 11:00:12
Sì,
d’accordo. Ho capito che il messaggio deve raggiungere le coscienze come
una mazzata. |
venerdì 29.4.2005
18:12:34
Notizia ANSA
(Istambul Ansa, Ans, Danz…-CCCP-). |
giovedì 17.2.2005
2:09:44
Scatto fotografico recentissimo
di un Diegone tronfio e sottosforzo che saluta dal terrazzo di una Casa di
Cura. |
mercoledì
29.12.2004 11:42:59 Fabbione in Dottor Kurando: Buone festività a tutti e qui mi fermo. Tolta la vigilia di Natale, il Natale stesso, la notte di San Silvestro e la Befana, le giornate che si susseguono e uniscono questi eventi risultano pallosissime e lente nello scorrere. Per cui o vi fate prendere per culo dirigendovi al cinema oppure restate a casa in pigiama e decidete una visione filmica solinga e corroborante. Al che io vi consiglio di rimediare COME INGUAIAMMO IL CINEMA ITALIANO, splendida parabola del duo comico Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Si ride di brutto, escono fuori aneddoti curiosissimi e intervengono per dire la loro personaggi formidabili. Tutto ciò potrebbe non bastare per incuriosirvi e farvi combattere contro lo staticismo festivo. Allora aggiungo che la regia è capitanata dall'immenso duo Ciprì&Maresco, autori di un'apertura mentale pazzesca e come sempre spiazzante. Va da sè che il film è contornato da sketch estemporanei mossi da personaggi alla deriva dell'umanità (cavalli di battaglia dei due registi) e da un giovane critico che viene messo alla berlina ogni qualvolta apre bocca e tenta l'esegesi. C'è un pezzo spettacolare in cui sempre il giovane critico per analizzare l'importanza di Fulci regista, fomentato esordisce con un "Lucio Fulci, un grande artigiano del cinema..." e neanche il tempo di proseguire che gli viene tolta rozzamente la parola! Geniale cazzo! Chiunque parli di Lucio, attacca sempre con la solita solfa del 'grande artigiano'. Cheppalle e che ridere. Amo Ciprì&Maresco. |
venerdì 12.11.2004
0:46:50 Kurando Dottor in Fabbione: Non sono affatto il soggettone che mitizza e fomenta i fenomeni cool che contrassegnano una o più stagioni. Parlo delle correnti cinematografiche che ciclicamente impazzano in tutta Europa, per poi approdare - fritte e rifritte come le patatine del McDonalds- anche in Italia. Tipo il filone de paura Spagnolo di svariati anni fa sino ad arrivare all’attuale, interessante ma super-abusato-rancido cinema Giapponese, Cinese o Coreano. Ma stavolta non posso fare a meno d’incensare un lavoro che mette a dura prova la sensibilità di coloro che cercano nel dramma l’essenza di un film. E poi si presta bene all'argomento che attualmente fa notizia, rumore e un sacco di soldi al botteghino. Ovvero la messa in scena della malattia fisica, dell' affezione del soma, della para o tetraplegia morbosamente filmata. Mare Dentro non mi è dispiaciuto, Amenabar non è un coglione e l’attore Javier Bardem rende bene l’idea e il messaggio. Però un po’ di compassione ricattevole il film te la estorce, gratuitamente. Per non parlare poi de Le Chiavi di Casa, film in cui più passa il tempo e più mi fa prudere le chiappe. Di quel film non si salva un cazzo, la regia è anonima, la sceneggiatura è chiusa in bagno a fare le puzzette e la recitazione poteva incidere di più. E poi cos’è tutta sta serietà se alla fine il risultato è questo? A che/chi serve! Ma io sono qui per offrirvi l’alternativa, per porre rimedio a tutta sta rottura di coglioni. OASIS di Chang-Dong Lee, Korea del Sud, 2002, 132 min. Un film fisico, metafisico, divertente, disturbante, drammatico, reale, immaginario. Insomma, volete prodigarvi in piagnistei? Allora alla serietà di Amelio (però LAMERICA era un miracolo di film) scegliete la pazzia divertita e tanto bella del protagonista di OASIS e la faticosa sofferenza articolare della sua amica e compagna d’avventure. Bellecose maledetti. |
mercoledì
13.10.2004 9:37:48 Fabbione in Dottor Kompleanno: 13 OTTOBRE 1976: a Santa Cruz (Bolivia) un cargo precipita su una delle strade principali, distruggendo una scuola e finendo su un campo di calcio. Nell' incidente muoiono i tre piloti e un centinaio di persone a terra. Dall'altra parte del mondo nel frattempo, tra il marasma generale nasce a Roma Fabbione. Da quel momento in poi l'Umanità credette di dover operare svolte significative per una vita migliore. Non accadde mai nulla. |
domenica 10.10.2004 18:09:01 Sergione in Dottor Kurando: “Basta vendere un po' di dischi e si è dei geni, i giornalisti si riempiono le ampie bocche, si esaltano, gli aggettivi si sprecano”. Analisi tutte da leggere nella nuova pubblicazione di SERGIO ENDRIGO, da poco in libreria. Personaggio di quelli che non gli davi una lira e invece... Qui di seguito stralci di una recente intervista... bellecose... QUANTO MI DAI SE MI SPARO? era uscito quasi dieci anni fa per un piccolo editore svizzero. Adesso ristampato da Stampa Alternativa. Praticamente sei stato il primo cantautore a impugnare la penna, ben prima di Guccini...: - Due case editrici, importanti anche se non faccio i nomi, rifiutarono. "Un cantautore che fa un libro... ma chi è questo stronzo?". Poi vennero Guccini, Vecchioni, adesso tutti fanno i libri. Però mi ricordo dì un articolo che diceva che il mio libro era il migliore. Piccola soddisfazione. - Quando pensi che abbiano cominciato a metterti da parte?: - Già intorno al 1975, da ‘Ci vuole un fiore’, canzone di Rodari. Fu mia l'idea di una canzone per bambini. Il progetto consisteva nel fare una cosa con un adulto che canta e i bambini che rispondono. Un successo enorme. Poi fui completamente dimenticato dai media. L'ha pure scritto Battiato su Internet. È stato molto carino a riprendere due miei brani su ‘Fleurs’. Ci siamo conosciuti al telefono, mentre faceva una trasmissione alla radio che si chiamava ‘Se telefonando’. Poi un mese fa siccome mi avevano invitato ad Agrigento per presentare il libro, sono passato per Catania e ci siamo incontrati all'aeroporto. È stato un piacere. A parte per quello che canta, mi piace perché lo fa da seduto. Io amo le scimmie ma non i loro imitatori. Questa gente che si muove, che fa casino, non la capisco. - Nel libro dici che a un cantante basta una canzone azzeccata per cambiare la vita: - Certo, ma succede solo in questo mestiere. Gli altri artisti, gli attori ad esempio, devono necessariamente fare la gavetta per avere successo. Ricordo Nico e i Gabbiani che fecero uscire un singolo di Alfredo Rossi e poi ci hanno campato venti anni... Oggi non è più possibile che accada, sempre che tu non abbia i soldi. Perché se vuoi far passare la tua musica alla radio oggi devi pagare. Inoltre i giovani, a causa degli odierni palinsesti radiofonici non possono più ascoltare la musica di una volta, quella valida, non possono più farsi un background. Molti amano le mie canzoni, ma solo perché hanno avuto la fortuna di avere un padre che gliele ha fatte ascoltare. - Il successo fa male?: - Io ho un assioma: “il successo non può rendere stronza una persona: lo era anche prima, solo che non poteva esercitare”. La gente ti ama, ti fa cantare, ti fa fare una vita da re e tu diventi stronzo? Ma va'... - Una chiusa?: - Sai, io mi sono veramente goduto la vita. Ho conosciuto Mastroianni che diceva che la vita dell'attore è tremenda perché bisogna alzarsi alle sei del mattino, ripetere la scena venti volte... però è sempre meglio che lavorare. Il mio sogno è questo: mi piacerebbe vincere al super-enalotto e andare in un alberghetto nel nord-est del Brasile, senza radio, tv, giornali e stare lì al sole al mare con una donna. Del resto il Brasile è la mia seconda patria. Ho un'amica che vive in Brasile e ha 49 anni. L'ho conosciuta nel 1996 e la trovo gentile e simpatica. Tra un mese ci torno. A Bahia. Nell'ex casa di Vinicio DeMoraes. Un residence a 200 metri dal mare dove si sta benissimo. - |
lunedì 4.10.2004
22:46:18 Fabbione non-Dottor Kurando: Stavolta passiamo al vaglio un altro giornalino mattiniero, di quelli sempre reperibili presso le sedi universitarie, i migliori bar della Capitale e gli innumerevoli ingressi della Metro linea A e B. Carta gratuita, tout-court e indolore. Parlo di LEGGO, che rispetto al suo rivale CITY, ha una marcia in più d’indecenza. Sfogliando una pagina dopo l’altra, a un certo punto t’aspetta al varco una rubrica chiamata MESSAGGI E LETTERE D’AMORE, UN PICCOLO-GRANDE PENSIERO. E dire che la buona volontà da parte della redazione c’era tutta, tanto da specificare a chiare lettere: I MESSAGGI SENZA SIGLA DELLA CITTA’ NON SARANNO PUBBLICATI, e ancora, NELLA EDIZIONE DI DOMANI GLI ALTRI SMS DELLA SETTIMANA SCORSA. Non so voi che idea vi farete dopo aver letto sto pezzo, ma io trovo queste iniziative ricolme d’imbecillità stronza, altamente anacronistiche e in fondo anche offensive (all’intelligenza umana in primis). Ma passiamo alla serie di messaggetti che ho selezionato per voi, quelli più significativi: - A MARIO DA CINZIA: “Amore mio, quando vieni a rapirmi in sella al tuo cavallo bianco? Ti decidi a portarmi a vivere a casa tua non ce la faccio più a vederti solo il fine settimana. Ti amo!”. - DA CAROLINA X CARLO: “Mi piacerebbe diventare la tua ragazza, mi auguro ke tu lo voglia…! By Carol da Firenze” (anche a Firenze sono stronzi! NdF). - PER FEDE DA MIRKO: “Ti voglio bene! Sappi che le persone che ti criticano non capiscono niente, perché io, conoscendoti, ho scoperto una persona stupenda!” (come dire, la classica frase di tutti! NdF). - DA TROPPO DEBOLE A TROPPO ORGOGLIOSO: “Ciao vita mia, non so neanche perché ti scrivo (appunto diosanto, perché scrivi? Ma non questo messaggio, ma proprio perché scrivi! NdF). So solo che da una settimana non vivo più, non sorrido più. Ti prego, ripensaci, sei troppo importante per me. Ti prego, torniamo insieme. Ti amo, ti amo! “Noi due staremo insieme per sempre”, non dicevi così...?” (e pure tu c’hai ragione, non diceva così? Però se tu glielo fai notare tramite carta LEGGO, allora ti si augura un mondo di non-amore e non-gioia. Stronzo/a! NdF). - DA GIANNISKY PER RR: “Non so se leggerai, ma farò in modo che avvenga. Trovane un altro che ti fa la dedica sul giornale... Ti amo, miciosa. Sei solo mia”. (Su questo però ha ragione Giannisky. Trovalo un altro testa di cazzo che ti fa la dedica sul giornale. E poi lei è solo sua. Mah! Sai i cazzi che prenderà nella vita RR?). Bene, da questa prima carrellata di pensierini scritti, salta all’occhio un particolare comune un po’ a tutti. Ossia, che dopo aver trovato l’anima gemella, è come se ognuno di noi si sentisse di avere un’esclusività suprema nei confronti dei comuni mortali. Ognuno ha la sensazione di vivere l’impossibile e l’inimmaginabile, quando invece tutti facciamo le stesse fottute cose! Forse chi ha tanti soldi può inventarsi alternative stravaganti e durature, ma come ci ricorda il poeta De Andrè: QUESTO RICORDO NON VI CONSOLI, QUANDO SI MUORE SI MUORE SOLI! E quindi dovrete morire pure voi, stolti uomini imbottiti di stravizi e tanti dinari!!! Ma passiamo velocemente ad altri messaggetti, secondo il sottoscritto ancor più gravi, perché completamente scollegati dalla realtà del Mondo che li circonda. - DALLA RAGAZZA DI PIRAMIDE AD ANONIMO: “So che mi guardi, me ne sono accorta, sento i tuoi occhi sul mio corpo e la cosa non mi dispiace…Fatti avanti!”. (Speriamo che Anonimo legga LEGGO, o che almeno qualcuno lo avvisi per tempo. ‘Ahò, Anonimo, parlano di te su queste pagine…hai fatto colpo!’ NdF). - PER FRANCESCA: “Come sei carina, sei la ragazza che dà i giornali dell’edicola dell’Eur Palasport”. - PER LA BIONDA CON L’OPEL: “Il 27 settembre (verso le 17.40) ero sul Gra, direzione Boccea; ti ho visto, ragazza bionda con Opel station wagon. Sei uscita proprio a Boccea: sei bellissima! Io sono la guardia giurata, che ti sono stato dietro con una Punto bianca: rispondimi…”. (Ecco, questa voce di uomo giurato la ritengo la più avvilente. Mi da come un senso di degrado urbano, dove le giornate trascorrono anonime fra le luci al neon dei negozi vuoti. Fuori è inverno e le coppie vanno a bere il the di pomeriggio in quei centri commerciali super illuminati e freddi! Roba pesantissima da considerare. Ma è così! Giuro di non imbattermi mai più in rubriche del genere. NdF). Bruttecose. Gaber, De Andrè, Gaetano, quanto mi mancate... |
sabato 25.9.2004
1:23:07 Fabbione in Dottor Miagolando: Non so perché, ma pensavo a quella piacevole sensazione che si prova quando ci s'invaghisce di una donna. Quelle sbandatine come fanno i gatti, che poi fatalmente zigzagano per strada e vengono acciaccati dalle automobili che tutto schiacciano e nulla avvertono, anzi proseguono dritte per la loro strada. Che vita tremenda pure sti gatti. Sono innamorati e muoiono innamorati. Sapeste quanto è brutto quando un micio va a finire sotto un’auto. Comincia ad arcuare il ventre e a saltellare come un salmone appena pescato. Si contorce, si dimena, quasi si convince che non è niente di grave ma non serve. Ormai è spacciato. Sia nell'amore che nella vita... |
lunedì 20.9.2004
21:40:21 Fabbione in Dottor Kurando: L’eminente giornalino mattiniero CityRoma, reperibile presso le sedi universitarie, i migliori bar della Capitale e gli innumerevoli ingressi della Metro linea A e B, ha pubblicato stamane un articolo di un certo (Ap), che descriveva le future mosse di Kevin Smith, il ‘silenzioso’ regista del mai troppo lodato Clerks. Purtroppo però, le simpatiche curiosità elargite dalla ‘mestierante’ penna di (Ap), si sono controbilanciate da una marea di stronzatone inesatte sgorganti sempre dalla ‘mestierante’ penna di (Ap). Che poi mi sa che quelli della redazione hanno sbagliato anche a scrivere il suo nome... invece di (Ap) forse si trattava di (Ac)... (A Cazzo!!!)... Prima di salutarvi, ritengo comunque utile dargli una letta... Bellecose. I COMMESSI DI SMITH TORNANO AL LAVORO. DOPO DIECI ANNI SI GIRA IL SEQUEL DI “CLERKS”- LOS ANGELES. Dieci anni fa Kevin Smith, aspirante regista del New Jersey, dovette chiedere un prestito ai genitori e vendere la sua collezione di fumetti per realizzare il suo primo film. “Clerks-Commessi”, girato in bianco e nero da un gruppo di amici, è diventato un'icona del cinema indipendente e ha ispirato un'intera generazione di giovani registi. Nel decimo anniversario di questo film-culto, Smith presenta un triplo dvd che racconta la genesi della pellicola, dalla nascita del regista a quando la Miramax decise di portare "Clerks" al Sundance Festival, il festival del cinema indipendente, ottenendo un successo insperato. Smith, 34 anni, ha anche annunciato che a gennaio girerà un sequel: “The Passion of the Clerks”. “Commessi” aveva già avuto un prequel: “Generarion X”, uscito nel 1995, che deluse parecchio i fan, tanto che Smith si scusò pubblicamente per la “caduta di stile”. Il giovane regista ha poi messo a segno una serie di colpi buoni dirigendo “Dogma”, “Scream 3”, “Scary Movie 3” e per due volte il suo amico Ben Affleck, prima in “Daredevil”, poi in “Jersey Girl”. Ma ora, dice, ha voglia di tornare a pellicole indipendenti girate con pochi soldi, come fu “Clerks”, storia di due ventenni, uno commesso in un videoshop, l'altro in un emporio, alle prese con dialoghi demenziali e clienti che sembrano usciti da un girone infernale. Non è una coincidenza che il protagonista (Brian O’Halloran) si chiami Dante. “Volevo solo fare un film che rappresentasse la mia realtà e quella dei miei amici”, spiega il regista, “molti film che vedevo erano divertenti, ma troppo lontani da noi: prendete “Die hard”, come potrei identificarmi in uno che salta dai grattacieli e uccide terroristi?”. Smith voleva fare un film su un ragazzo della provincia americana che non ha grandi aspettative e pensa a cose normali: ex fidanzate, “Star Wars”, l'hockey e film porno. Lo humor inaugurato da “Clerks” è quello demenzial-giovanile che ha aperto la strada a “Tutti pazzi per Mary”, “American Pie”, “Jackass”. Anche se non c'erano scene di violenze o sesso, “Clerks” si beccò un divieto sotto i 17 anni per i dialoghi troppo sboccati. Smith racconta di averlo girato di notte nel negozio in cui lavorava come commesso. Ma poiché la storia è ambientata di giorno dovette ricorrere a un trucco. Nel film il protagonista impreca perché non riesce ad aprire le porte del negozio: qualcuno ha messo del chewing-gum nei lucchetti, in realtà una trovata per nascondere che fuori era buio. “Alle 5 del mattino smettevamo di girare”, racconta il regista, “alle 6 io riaprivo il negozio”. Ma alla fine, Smith potè ricomprarsi la sua collezione di fumetti. (Ac)... emh... (Ap)... (bah!) |
novembre 2003 Fabbione in Dottor Caro Diario (temo di non avere le idee molto chiare): Caro diario, ho deciso di concedermi alle tue robuste pagine per sbrigliare numerosi interrogativi che mi attanagliano la mente. Così, nel caso dovessimo venire risucchiati in uno di quei vecchi episodi della serie “Ai Confini della Realtà”, dove tutto è possibile, allora mi piacerebbe ascoltare un tuo punto di vista obiettivo sulle ambiguità che sto vivendo di questi tempi e che ora mi appresto a descriverti. Uno degli argomenti cardine riguarda l’arte e il commercio della propria arte (in musica, letteratura, cinema, televisione, teatro e chi più ne ha più ne metta); le scelte che lo stesso artista deve compiere durante la sua carriera e la coerenza nelle scelte che, successivamente, in base alle decisioni prese, andranno a confrontarsi con il proprio conto in banca. Questo ragionamento potrà sembrarti stupido in tempi in cui guerre, terrorismo e democrazie repressive si avvicendano senza tregua, ma vedrai che non è così. Partiamo dal presupposto che in ogni ambiente culturale che si rispetti - sia esso un forum su Internet, un circolo privato o un centro sociale - si discute animatamente sulle varie modalità per campare della propria arte senza farsi annullare dai mefistofelici compromessi delle multinazionali. E nel caso l’artista di turno decidesse di tradire le aspettative dei suoi estimatori pugnalandoli alle spalle a suon di contratti miliardari, questi stessi ambienti culturali si trasformano immediatamente in enormi serbatoi di slogan e convincimenti al vetriolo del tipo: “Ormai si è sputtanato!”, “Si è imborghesito”, “Ha fatto un patto col diavolo”, “S’è venduto per un piatto di lenticchie”, “Predica bene e razzola male…” e via di questo passo. E fin qui ci siamo capiti. Per introdurre invece la seconda parte del discorso, molto più esteso e arzigogolato per la natura stessa del personaggio, t’invito a riflettere sull’egemonia economica, politica e mediatica di cui gode l'attuale Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Del cavaliere necessito, come parametro d’esempio e giusto per ampliare il discorso, della sua triade televisiva Mediaset e della sua casa editrice Mondadori. Ed eccoci finalmente giunti al nocciolo della questione. In pratica è tutto da dimostrare, ma in teoria l’artista che lavora per le suddette proprietà contribuirebbe ad impinguare le tasche del signor Berlusconi. Ed è da questo principio che si scatena una confusione intellettuale senza precedenti! Io francamente non ne posso più ed è per questo che mi sono rivolto a te, caro diario. Prendiamo ad esempio la pungente questione sulla torta piena di lamette offerta da Mondadori: lo sai le volte che mi sono buttato sul letto, a naso in su a scrutare il nulla del soffitto, con le mani incrociate dietro il capo e pensare se da un giorno all’altro un incantesimo mi facesse diventare uno scrittore eccezionale? Di quelli cazzuti, intrisi di una capacità del narrare come solo pochi possiedono; prolifici e mai paghi come un Antonio Moresco, o dotati di una fantasia sterminata alla Tom Robbins? Ecco, mi chiedo sempre che scelta farei io se la Mondadori mi allungasse la sua ricca propaggine su cui arrampicarmi. L’acchiepperei al volo come s’acchiappa un toro al lazzo, oppure declinerei l’offerta scegliendo un meccanismo distributivo alternativo (che palle sto termine... mi provoca lo stesso fastidio di quei tipi stronzi che quando parlano utilizzano gli indici e i medi delle mani, con rapidi movimenti su e giù, per mettere visivamente tra virgolette una frase... gliele cioncherei quelle dita)? Beh, così su due piedi non saprei cosa rispondere, caro diario, anche perché ci sarebbe da mettere in ballo un’assortita pila di ragionamenti, tipo il problema sulla visibilità dell’opera e la sua distribuzione (direttamente proporzionale all’importanza della casa editrice), il mio ordinario e anonimo modo di vivere che si proietta tutto d'un botto in un contesto nuovo e del tutto propizio, come la notorietà, il danaro, i privilegi ecc. ecc... Vabbè certo, se poi penso alla faccia ridacchiante dell’imprenditore Silvio (che mi ricorda un antico terrore della mia infanzia: quel pagliaccetto formato bambola che, tra buio, lampi e tuoni rideva divertito in direzione del bimbo nel film Poltergeist, Demoniache Presenze) è chiaro che preferirei vendere i miei scritti davanti alle librerie, come fanno con dignità e grande discrezione alcuni extracomunitari a cui va tutto il mio rispetto. Si piazzano lì davanti e attendono che qualche anima s’interessi a loro, senza rompere i coglioni al prossimo. Oppure, spostando di poco l’argomento e visto che stiamo facendo le pulci al signor Silvio, penso all’iniziativa promulgata parecchio tempo fa da Umberto Eco, ossia boicottare tutti i prodotti di consumo pubblicizzati sulle reti Fininvest: “Ti vedo reclamizzato su Canale 5? E allora non ti compro, tiè!”. Ecco, io ho cominciato a farlo ancor prima che la proposta divenisse di pubblico dominio, infatti, caro diario, sai meglio di me quanto vada pazzo per i prodotti venduti nei discount. Amo bere la Cola Gola al posto della celebre Coca Cola, butto giù intere confezioni di gelidi Galoppo anzichè l’ordinario Calippo dell’Algida. Bene, poi da un pochino a questa parte mi servo sotto casa dal discount LIDL. Uno spettacolo per gli occhi e per il palato. Tanti prodotti senza marca, coloratissimi e quelli di marca a un prezzo più basso rispetto ai tradizionali Auchan, Panorama, IperStanda (soffoco di paura... il pagliaccio Presidente sta inarcando ancora di più quella boccaccia). Poi oggi pomeriggio in tivù su Rete 4, tra una pagina di libro da studiare e una pagina di frustrazione per questa laurea ancora troppo lontana, adocchio la pubblicità tutta musiche e colori del supermercato LIDL e subito dopo l'avvilente (per l’umanità) Tg4. Ma come! Pure LIDL, una delle tante panacee di molti mali commerciali? Cioè porcaputtana, qui non si tratta di boicottare un paio di prodotti, ma di un’intera massa di cibaria! E la mia Gazilla invece della pasta Barilla? E’ dura cazzo! Vorrà dire che la prossima volta mi servirò su quei banconi ambulanti spuntati come funghi dopo l’apertura inaugurale del discount. C’è la bancarella dei libri che te li tirano appresso per quanto costano poco, quell’altra che vende biancheria intima a due lire direttamente da Napoli, il vecchietto che miracolosamente ancora prepara a mano i sacchettini di lavanda e infine il fruttarolo dall’urlo baritono che getta in un angolo i mandarini spappolati dal peso dell’altra mercanzia... solo però mi sembra che i prezzi della frutta siano un pochino alti rispetto agli altri punti vendita… ah è vero, l’inflazione dovuta alla morte della Lira per mano dell’Euro! Ma insomma, che devo fare per evadere da questo labirinto di specchi? Trasportarmi con l’auto fuori Roma e andare alla ricerca di un antico casale, col fattore dalle mani crespose che ancora solca la dura terra con la vanga, oppure dal burino a riempire bottiglioni di buon vino casareccio? Sì ho capito, ma se ogni volta mi metto a fare così quando cazzo studio? Quanta confusione, caro diario. |