ALL’ANTICA PIZZERIA E FRIGGITORIA DI MATTEO. Il programma della giornata era già bello che stabilito. Giungere alla stazione centrale di Napoli di sabato, alle ore 13.30 o giù di lì, per un mangiatore professionista di pizze toste non partenopeo può significare solo due cose: morire subito d’inedia in fila davanti alla pizzeria di fiducia, oppure girovagare per i vicoli, farsi prendere dall’umanità che accende questo incredibile territorio e imporsi infine per sfinimento su turisti, autoctoni e personale del locale presentandosi in loco alle ore 15.30 inoltrate! Delle volte non c’è altra scelta e noialtri soldati, addestrati duramente nella palestra della perseveranza, queste dinamiche le conosciamo come il contadino conosce i suoi polli. Ci attendeva un ruolino di marcia piuttosto impegnativo, ma anche logico e prevedibile considerata l’ora di massima affluenza alla liturgia senza tempo della Divina Pizza. C’era solo da mettersi in marcia e far scattare l’Operazione Rione Sanità, quindi stringere bene i lacci delle scarpe a piazza Garibaldi, puntare in direzione Tribunali, rinvigorirsi (col coltello fra i denti in mezzo alla folla) con una frittatina a testa da Salvatore Di Matteo, virare per via Toledo e lasciar scorrere il tempo cominciando a scarpinare verso il suggestivo cimitero delle Fontanelle in zona Materdei. Stavamo procedendo con impegno e determinazione, ma non avevamo fatto i conti con l’imprevedibilità del caso e come un incontro fortuito potesse stravolgere i nostri ambiziosi propositi… Raggiunta via dei Tribunali 94, sede della cattedrale dei Di Matteo, ci studiamo la bolgia di umanità intenta ad accaparrarsi un tavolino all’interno del locale. Avverto qualcosa sciogliersi nella mia pancia, non so cosa di preciso, come una sorta di affetto e di microscopico privilegio per aver condiviso dei bei momenti alla Terza Convention Nazionale del forum La Confraternita della Pizza. Al mio amico Paolone dico: “Paolò, la vedo malissimo da 'ste parti. Troppa gente. Mi sa che faremo a meno delle frittatine. Però ahò, c’ho Salvatore proprio qui davanti. Devo almeno provare a salutarlo! Dammi tre minuti al massimo. Se non mi vedi entro tre minuti, raggiungimi, prendimi per un orecchio e portami via di qui”. Costeggio la calca umana, giro l’angolo del locale che porta in un vicoletto deserto e mi affaccio con discrezione all’ingresso dove lo staff si serve per prendere una boccata d’aria. Ho un ragazzetto davanti a me, che con un braccio sbarra l’ingresso e controlla la situazione. Il ragazzo, ha tatuato sull’avambraccio il giovane viso del Pibe de Oro. Vabbè, al di là del fatto che tre minuti dopo ero seduto a un tavolo al primo piano e che Salvatore ci ha preparato due pizze gi-gan-te-sche come questa, volevo sottolineare in tre righe il suo solito, speciale modo di fare. Giuro che non è che ho acconsentito a mangiare lì per una questione di buone maniere, ma proprio perché la semplicità del suo sorriso e delle sue parole hanno un qualcosa di magnetico e penetrante e io, inizialmente imbarazzatissimo, non ho potuto fare altro che lasciarmi andare e godermi un’oretta di gioia e serenità col mio amico Paolone (basito pure lui). In attesa dell’arrivo delle pizze, Salvatore era giù, intento a stendere e infarcire come un drago, ma noi ci sentivamo, come dire, protetti, pieni di attenzioni, come se lui fosse lì vicino a noi, ecco. Faccenda pizze. PIZZE DALLA CONSISTENZA LIQUIDA. Tagli uno spicchio, pieghi il bordo fra pollice e indice e aiutandoti con l'altra mano, sollevi verso la bocca quel triangolo fumante morbidissimo e ricolmo di condimento. Uno spettacolo dell’umanità e un adagio - questo qui in basso - che andrebbe scolpito sui marmi dei Tribunali, vicino a San Gaetano: Grazie Salvatore! Kurando. Novembre 2014. Giano Zafferallo. Gambero Bronx. Fabio Di Cesidio. |
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