Di Dario Argento, con Asia Argento e Cristian Solimeno; formato: 2.35:1; 2007
LA TERZA MADRE. CON SPOILER. PURTROPPO!
Vabbè,
Filippo e spero anche Motosega, Panzer, Tiziano e tutti gli altri vi
avranno già detto quanto il film faccia cagare, persino motivando
il tutto, quindi noi soffermiamoci semplicemente sulla trama che magari
vi è risultata oscura e criptica in alcuni punti e ora io ve la svelo
con la parafrasi e le didascalie.
Il Male alberga a Viterbo e viene liberato da una banda di muratori burini che non sanno nemmeno manovrare lo scavatorino.
Arriva
allora un alto prelato che lo si riconosce da tutti gli anelli del
potere manco fosse quel nemico di Iron Man, lì, il Mandarino e insomma
lui manda l'Urna del Male a un esperto ma invece ci mettono prima mano
due tipe del museo.
Asia si sta specializzando in archeologia e
restauro (un po' come specializzarsi in Italiano e Filosofia ma vabbè
non stiamo a vedere il pelo nell'uovo altrimenti diventiamo irsuti)
ma ha la pronuncia da albanese ubriaca e la sua amica professoressa apre
l'urna e libera i demoni che stanno in una tunica rossa con delle
scritte che forse sono aramaico o forse miceneo o forse viterbese non si
saprà mai.
I demoni fanno cose zozze con la professoressa, le
distruggono la bocca e poi la aprono come un pesce e la strangolano con
la sua stessa trippa e lei infatti muore strangolata, mica per tutto il
resto.
Asia viene inseguita da una antipatica scimmietta
scassacazzo isterica e invece di schiacciarla con il tacco della scarpa
ne ha paura e scappa e la madre (che è anche la madre vera, la
Nicolodi, grande trovata almeno si calano nella parte) la salva aprendo
delle porte con la magia new age.
La polizia però non crede ad
Asia e infatti un poliziotto la accusa apertamente di essere pazza
("Questa è pazza" dice) ma poi Roma cade in una nuova era dei
disordini e si vedono laziali e romanisti picchiarsi dentro ai posteggi,
gente rubare le caramelle e le mele e persino una tizia che butta un
cicciobello giù nel fiume.
Insomma poi Asia scopre di avere dei
poteri magici perché lo dice Udo Kier GRASSO e anche un po' checca
isterica che ha una sessantina di indemoniati nel giardino ed è stanco
di fare esorcismi a muzzo e infatti prende le gocce per dormire ma poi
muore ucciso dalla badante rumena che è malvagia in quanto rumena, o
forse in quanto badante.
Asia viene salvata da una veggente
lesbica che se la vuole portare a casa per farci le cose zozze come i
demoni ma senza i soffocamenti di intestino, ma Asia prima butta via
stizzita il telefonino almeno i demoni non la rintracciano e poi va a
casa sua ma scappa perché ci sono troppi piani di scale da fare e la
luce non funziona tanto bene, impianto elettrico fuori norma.
Anche
la porta è fuori norma perché si gonfia con il volto di un demone
stizzito perché Asia Croft è scappata ancora una volta dagli artigli
del male.
Allora la nostra eroina archeologa restauratrice arriva
dalla lesbica che ha l'amante dai capelli corti (segno esoterico di
lesbismo) e infatti l'amante è gelosa di Asia che vi giuro in questo
film somiglia sempre di più al padre, come se fosse Dario con più
zinne e più occhiaie insomma non è una cosa bella a vedersi.
Nemmeno a sentirsi.
Insomma è il lato horror del film.
Allora
la veggente lesbica gli insegna i suoi super poteri che sono
strabilianti: se lei lancia della cipria in aria può vedere delle ombre
di gente morta, come 'Il Sesto Senso' ma in chiave gay insomma.
Infatti
grazie a questi super poteri lei vede la madre che è la Nicolodi ma
GRASSA con le guance come quando diventi gonfio perché prendi i
calmanti e i sonniferi, quel tipo di grasso ecco.
E sempre grazie
ai super poteri, Super Asia scappa da vigliacca perché vede di nuovo
la scimmia, accompagnata da un uomo calvo e brutto e maligno che è un
servo delle streghe.
Sulle streghe poi torniamo.
Scappa e allora
il bruto giustamente si rifà sulla veggente e sulla sua tipa dai
capelli da maschietto che infatti stavano facendo le cose di nudo nel
letto, e si sa che nei film horror chi fa le cose sporche muore, lo
dicono anche in 'Scream', quindi qua è metacinema mica cazzi.
Il
bruto le stronca ambedue con la Lancia di Longino ma tascabile e
componibile, la tiene in una valigetta, è comoda per fare le opere
maligne.
Asia scappa e intanto Roma brucia la gente è stufa e
vuole detronizzare Veltroni e lancia anche i sassi ai negri che vendono
le cose taroccate, scene di una ferocia inaudita che colpiscono al cuore
e fanno pensare anche a una precisa denuncia politica da parte di un
Autore da sempre noto per non ricordo bene cosa.
Le Streghe, dicevamo.
Ecco,
sono come, avete presente le madonnare negli anni ottanta? Quelle che
si cotonavano i capelli e si vestivano coi pizzi e gli stracci? Anche un
po' come la Loredana Bertè degli inizi, quando si truccava molto
pesante e cose.
Insomma le streghe sono TUTTE così e vengono dai
quattro angoli del pianeta e anche dai sette mari e spargono il caos e
la demenza senile, semplicemente passeggiando e facendo le boccacce ai
borghesi!
Che mi sa che anche questo è un sottotesto politico insomma.
La
polizia brancola nel buio ma quello fitto, non fanno altro che salire e
scendere in branco da dei treni e invadere le librerie e dire in
televisione che è tutta colpa di Asia Argento, anche il derby e i
cicciobelli colpa sua.
Asia nel frattempo è andata da un
paraplegico belga che ha un assistente frocio forse per pareggiare le
lesbiche viste prima (ma frocio male, tipo con i capelli di Big Jim,
sapete quelli solidi, ma biondi ossigenati) e questo alchimista del
Belgio prima la paralizza con strane arti sue poi la ispeziona con una
lente verde e vede che Asia ha i midiclorian negli occhi quindi la Forza
è con lei, allora lui con un gesto ermetico la libera dalla paralisi
della ragione e comanda al servo frocio di aprire lo scomparto segreto
dove c'è IL LIBRO CHE SPIEGA IL FILM e infatti questo libro si chiama
Le Tre Madri e dentro c'è il disegno (anche fatto male, volendo
questionare, ma vi ricordo dei peli nell'uovo), dicevo il disegno di
una casa qualunque di Roma che è la base delle streghe.
Allora
Super Asia Croft ringrazia, anzi no, per tutto il film c'è da dire
che lei tratta veramente male quelli che vogliono aiutarla e dice sempre
cose tipo "Che cazzo vuoi" "Chi cazzo sei tu!" "Lasciami
stare" insomma cose offensive verso il Bene e meriterebbe di morire
doppiata da se stessa.
Comunque lei gira per Roma in taxi ma prima
incendia il suo ragazzo che era diventato uno zombie al servizio della
Madre ora non ricordo bene insomma gira in cerca per la casa e anche il
tassista sembra dubbioso sulle possibilità di farcela così senza
un metodo, MA Asia vede le cinque befane che somigliano alla Bertè e
allora smonta dal taxi e le segue e arriva al rave party albanese delle
catacombe dove c'è la Terza Madre che altro non è che una modella
popputa e c'è anche la scimmia, il poliziotto buono futuro sposo di
Asia e il paraplegico e il suo servo gay morto, insomma proprio quando
pensi che ci sia uno scontro di magia con le folgori come nei vecchi
film di Ali Babà ecco che invece lei con la Lancia di Longino
sfila in un botto la tunica alla zozza e la brucia e il film finisce
che la casa del male crolla con tutti i filistei ma Asia e il suo nuovo
fidanzato uscirono a riveder le stelle, insomma un anticlimax come
dicono i critici.
UNA TERZA, SELVAGGIAMENTE DUELLANTE, MADRE!
Eros e Thanatos.
Yin e Yang.
Luce
e ombra si scontrano sullo schermo lacerato dallo sguardo ambiguo e
certo, freddo e rovente, luminoso e "tenebroso" di un Dario Argento
restituito a una Age d'or dal sesto capitolo di una trilogia che
disseziona il Male con il capace bisturi del femmineo.
Quel che a
molte malelingue invidiose potrà parere l'ennesimo fallimento
di un filmaker devastato dalla cocaina e dai debiti di gioco è invece
lucido sguardo che gioca infaticabile sulla prolissi fra intra ed
extradiegetico, sull'attimo sospeso fra ennesima cagata e
protoimmagine di cinema sublime, cinema di frontiera, cinema selvaggio e
affamato.
Affamato di carne ma anche affamato dei vostri soldi.
È infatti un Dario giocherellone e ludico che attira nella sua rete di
madri e streghe e lesbiche e studentesse anche i suoi detrattori più
feroci che finiscono con il versargli l'obolo, eterna rivincita
dell'Autore che sa e fa sul Critico Ego (già massacrato da
'Ratatouille') che non sa e vuol solo malignare, distorcendo un film che
è in ogni caso capolavoro annunciato e splendido definitivo quinto
capitolo della trilogia.
Realtà e fantasia confondono i
piani e intersecano ascisse e ordinate generando equazioni esponenziali
di celluloide, algoritmi di luce che scheggiano impazziti mischiando
vita vera a fantasia narrata. Ecco quindi che, con uno straordinario
gioco delle parti degno del miglior Pirandello, una coraggiosa Nicolodi
gioca a far da mamma ad Asia nel film , così come ha giocato a farle da
madre nella vita reale, con i risultati che ognuno può aver
constatato: una figlia zoofila che bacia i cani.
Ma è zoofilia
lacerante, che spia noi spettatori con il terzo occhio della scimmia,
scimmia che mai come in questo caso si presta a molteplici analisi e
simbolismi.
È la scimmia di 'Phenomena'?
È la scimmia di 'Monkey Shines'?
È la scimmia-critico sempre malevolo e cieco-sordo-ma non muto?
È
la scimmia-Argento che battendo a caso su una macchina da scrivere
prima o poi butterà giù uno shakesperiano copione decente?
È la burroughsiana scimmia sulla schiena da astinenza di cocaina?
A voi la sentenza.
A
noi spetta invece genufletterci di fronte al talento del cast intero,
protostellare, un magma di carne insensato che prende a tratti forma e
parola, fra un Udo Kier pronto a giocare l'intera carriera nel ruolo
del padre esorcista e un Philippe Leroy che attraverso la lente verde
(chiaro simbolo e citazione di 'Behind the Green Door', Jim e Artie
Mitchell, 1972) spia il pubblico, in un continuo gioco di rimandi fra
schermo e sala.
È Argento puro e liquido quello che infiamma e
satura la palette cromatica di una Roma invasa dal virus, innestata
nella nuova carne di Cronenberg che rende furiosi gli abitanti della
città , in un chiaro e amletico, limpido e fumoso innesto
cortocircuitante di rimandi attualizzanti dentro la cornice sospesa ed
eterna della fantasia macabra.
Quando la donna butta il bambino
giù dal ponte è chiaro a tutti, tranne agli imbecilli troppo affannati
a cercare di vivere, come lei getti in realtà giù nel fiume del
tempo un'idea di horror vecchio e ormai superato, una concezione di
far film sensati che non può più aver senso in questo millennio che
naviga a una velocità terminale, un Nuovo Mondo nel quale, Argento
lo aveva già profeticamente detto, non si può aver sonno, pena
l'addormentarsi e magari anche, non sia mai, sognare.
È il
Maestro stesso che ci parla attraverso uno dei suoi personaggi e ci
fornisce la chiave per Kadath, La stele di Rosetta per schiavardare
l'intero film: "Quello che vedi non esiste, quello che non vedi è la verità ".
Un
invito, anzi un ordine imperioso, a chiudere quindi gli occhi di fronte
il film e a immaginarsene il contrario, quindi un film bello,
comprensibile. E chi siamo noi per disobbedire a un ordine del Maestro?
Quindi chiudiamoli, sti occhi.
Questo il colpo del Genio, la zampata
del Gatto a nove code, La codata infrangibile dell'uccello di
cristallo pronto a bagnare di profondo rosso le vostre tenebre con
quattro inquadrature vellutate ma mai grigie.
Insomma, un film della Madonna.
Elvezio
Elvezio dice:
Ratings:
talmente brutto che e' ad un passo dal sublime
brutto, soldi buttati
cosi' cosi'
bello
bellissimo, da non perdere