Anno II - numero 4 (Sett/Dic. '98)

 
 

KNIFE


di
Fabio Di Cesidio e Adriano Missana


1

Lungo i viali di Roma le fronde si lasciavano carezzare dalla lieve brezza del tardo pomeriggio. Un bimbo in una carrozzina scrutava incredulo le dita della sua mano sinistra. Così insalivate somigliavano incredibilmente ai fili tessuti su una tela di ragno, ma l’effetto gli piaceva, lo faceva sorridere…

 

… Andrea era seduto sul davanzale del terrazzo della casa di Lisa, a tredici piani dal livello stradale. Non si curava della distanza che lo divideva dal marciapiede… oh no!... pensava piuttosto che non sarebbe riuscito a resistere ancora per molto. Era troppo eccitato, finalmente erano soli. Da un quarto d’ora buono, si scambiavano teneri baci, lunghe carezze e li alternavano a palpate avide e sfrontate… eccitanti massaggi… Lisa era decisa, sarebbe ‘accaduto’, e Andrea fremeva. Le aveva letto qualcosa negli occhi.

 

… Maurizio contemplava il galeone, minuziosamente decorato, che dava un tocco di solennità alla sala. I lucidi e chissà quanto comodi divani in pelle erano decisamente adatti vicino al camino. Maurizio lo immaginò acceso, con Veronica accanto, proprio sopra il tappeto…con in mano due coppe di buon vino rosso, rosso come i capelli di lei, e l’ultimo cd della rivista acid jazz come sottofondo… c’era la terza canzone che sarebbe stata perfetta. Storse un po’ il naso, ma solo per un attimo, l’attimo in cui rammentò che non vedeva Veronica da tre mesi. Fu la prima e l’ultima volta… bel giorno quello… il sorriso gli riempì le guance.

 

2

Maurizio indossava la sua bella tuta adidas; l’aveva solo da una settimana, ma ci si trovava benissimo dentro. La commessa si era mostrata molto allegra prima dell’acquisto, particolarmente quando si era girato per specchiarsi. Lui ne aveva carpito lo sguardo affascinato, che si soffermava dapprima sulle sue larghe spalle, poi più giù… sul fondoschiena. E mentre la spiava dallo specchio pensò che sul davanti avesse qualcosa di molto più interessante da mostrarle e sorrise.

"Ti sta benissimo!"

"La prendo."

Mentre Maurizio si accingeva a rivestirsi nel piccolo camerino, lei preparò lo scontrino e sbuffò. Anche questa volta aveva compiuto il proprio dovere.

Ora Maurizio sedeva tenendo una chitarra sul ginocchio. Non durò molto e, annoiato, la riposò distrattamente; sospirò. Mani ai fianchi chinò la testa a fissare le sue reebok bianche e camminando disegnò un piccolo cerchio immaginario. Si fermò e guardò la chitarra. Gli sarebbe piaciuto prima o poi imparare a suonare uno strumento musicale, ma di musica ne capiva poco. Anzi, no! Puntualizzò tra sé e sé che di musica ne capiva, eccome! Ma tra capirne e suonarla ce ne vuole. Meglio lasciar stare.

 

"Voi giovani! Pensate solo a fare casini, a divertirvi e a mettervi nei guai… odiate studiare e lavorare perché troppo faticoso, pretendete di avere tutto senza dare nulla in cambio. Non vi piace prendere una responsabilità con voi stessi e portarla a termine. La vostra è una generazione di smidollati! Ai miei tempi…"

 

"Fanculo nonno!"

Si girò e si diresse verso la scrivania. Mise le mani in tasca. Nella destra trovò l’oggetto da lui tanto sognato, regalatogli per il suo compleanno dai parenti, un telefono cellulare.

"Scusa nonno…"

 

3

C’era disordine sulla scrivania.

Gli occhi di Maurizio caddero sulla radio, si protese per accenderla, ma evitò…

"No...meglio lasciar perdere…"

Girò la testa e notò tre ritagli di giornale:

 

‘STRANO OMICIDIO IN PERIFERIA’; ‘NUOVO OMICIDIO A SAN CLETO’; ‘SAN CLETO IN ALLERTA: KNIFE COLPISCE ANCORA’.

I tre articoli presentavano date non più distanti tra loro di una settimana. Maurizio prese il secondo tra i ritagli e cominciò a leggere:

San Cleto. Dopo cinque giorni dall’inizio delle indagini del primo omicidio, un nuovo episodio di malvivenza impaurisce gli abitanti del quartiere romano; la gente è incredula sia per il rapido susseguirsi degli eventi, sia per la brutalità con cui sono stati portati a compimento. La polizia non ha sospetti particolari su chi possa essere il pazzo omicida in circolazione. Tuttavia, alcuni testimoni, affermano di aver notato un individuo sul metro e settanta vestito con un cappello ed cappotto scuri aggirarsi nei pressi dei luoghi dei delitti. Sull’argomento il maresciallo Frantocchio ha dichiarato: Abbiamo a che fare con un pazzo omicida amante dei coltelli. Si tratta certamente di un individuo molto scaltro e pericoloso che colpisce a caso, difatti non ci sono collegamenti tra le vittime. L’ora dei delitti è la stessa, tra le 18 e le 19, anche la procedura è la medesima. Tutto fa pensare ad un abitante della zona, poiché ha scelto due posti poco frequentati ed abbastanza bui per i delitti. In definitiva credo che questo, chiamiamolo ‘Knife’, sia l’innocuo e comune vicino di casa dotato di una doppia personalità. Speriamo di far luce su questa terribile situazione ed invitiamo i residenti del quartiere a fare molta attenzione in questi giorni…’

Maurizio posò il ritaglio che aveva tra le mani e prese quello con la data più recente:

 

‘San Cleto. Ancora lui, Knife!

Questa volta a farne le spese è stato un insegnante di educazione fisica ed il fatto è accaduto proprio sulla porta d’ingresso della sua abitazione. Il cadavere è stato trovato nelle stesse condizioni delle altre due vittime: presentava varie ferite di arma da taglio sul corpo ed aveva una busta di cellophane sul volto. Per gli psicologi l’assassino fredda con un coltello la vittima, ma non la uccide così, preferisce asfissiarla con le proprie mani, per smania di repressione a sfondo sessuale. Secondo gli inquirenti il pazzo è ora più che mai pericoloso. Il fatto di aver ucciso di fronte ad un’abitazione sta a significare che colpisce in preda a raptus omicidi improvvisi, senza curarsi dei rischi in cui può incorrere…’

Un clacson distolse l’attenzione di Maurizio dall’articolo.

Guardò l’ora. Alle 19:05 la sera era calata inesorabile su tutta Roma, ma ancor di più sopra Maurizio… sopra San Cleto.

 

4

19:06.

"A quanto pare sono fuori pericolo!"

Un sorriso ebete gli solcò la faccia; eh sì, proprio una bella battuta.

 

Colpisce in preda a raptus omicidi improvvisi…

Il sorriso svanì.

Aveva pensato che i raptus omicidi non sono come le partite di calcio, a loro non gliene frega niente dell’ora, vengono se devono venire.

"Come del resto la morte, viene se deve venire"

 

"Fai sempre battute del cazzo!"

"Le tue sono meglio!"

"Io non ne ho fatte!"

"Già, comunque complimenti per il linguaggio!"

"Il tuo non è migliore!"

"Verissimo, ma sei tu che mi ispiri, cerchi sempre il litigio!"

"E allora che ci stai a fare con me?"

"Forse sarà per come muovi il tuo bel culetto…"

"Stronzo!"

Lo sportello dell’auto si era chiuso con un tonfo sordo, secco… ma a Maurizio ancora risuonava l’eco dei singhiozzi di Maria che con gli occhi gonfi di lacrime e la vista appannata, rovistava nella propria borsetta alla ricerca delle chiavi.

Lui aveva pensato che lei lo facesse appositamente per guadagnare tempo, così avrebbe avuto la possibilità di scendere dalla macchina e correre ad abbracciarla…

Non gli avrebbe mai dato quella soddisfazione, ma quando lei varcò il cancello di casa, Maurizio provò un forte rimorso.

Un rimorso che le telefonate con chiusura della cornetta in faccia gli aumentarono.

 

Un rimorso che durava solo da cinque giorni, ma Dio…come sembravano cinque secoli.

 

19:15.

"Merda!"

Prese il cellulare.

 

5

"Pronto, dove cazzo sei?"

"Sto arrivando…"

"Ti aspetto in casa!"

"Va bene."

"Hai con te la valigetta?"

"Si."

"Allora muoviti!"

Clic.

Geppo richiuse lo sportelletto del suo motorola accorgendosi di essere effettivamente in ritardo; tuttavia il tono che Maurizio usava con lui non gli piaceva affatto, anzi, lo odiava.

Purtroppo ci si era dovuto abituare… era lo stesso tono che aveva ascoltato per la prima volta durante il II° liceo… era stato beccato in flagrante a giocherellare in bagno con il proprio ‘pennello’!

Così Maurizio, Carlo e Gianluca gli avevano coniato il soprannome di Geppetto! Da Geppetto divenne Geppo non appena, crescendo, toccò il metro e ottantacinque!

"Comunque quel tono non mi piace!"

Fece tre passi e girò l’angolo con aria distratta…

Una mano guantata era stretta intorno all’impugnatura di un coltello. La lama non era molto grande, ma l’acciaio ben luminoso… ci si sarebbe potuti anche specchiare. Luigi, alias Geppo, riuscì a specchiarcisi per qualche istante, giusto il tempo di accorgersi che un corpo affilato era penetrato nel suo addome.

La lama tagliente attraversò il suo corpo con ritmo incessante.

"Una patina biancastra gli apparì davanti agli occhi."

Le orecchie di Luigi erano intente ad ascoltare l’urlo di dolore e di paura, e non percepirono il tonfo del corpo cui appartenevano mentre piombava a terra e neanche lo scricchiolio acuto che emettono le buste quando vengono stropicciate… Una patina biancastra gli apparì davanti agli occhi. Nonostante il suo cervello fosse intento a captare i gemiti di dolore provenienti da tutto il corpo, Geppo capì che quella patina era frutto dell’aria che ancora aveva nei polmoni, quell’aria che inevitabilmente andava a cozzare contro la plastica.

La stretta che gli serrava il collo, gli prosciugò avidamente ogni riserva d’ossigeno.

Poi il nulla…

 

La testa inerte e impacchettata di Luigi ricadde a terra, la figura sopra di lui si alzò e si mosse lentamente avvicinandosi alla valigetta.

Una valigetta che non aveva più un padrone.

L’aprì.

Tra il bavero del cappotto e la tesa del cappello affiorò un sorriso.

 

6

19:34.

Maurizio massaggiava il callo che spuntava sotto il dito medio della sua mano destra e ripensò ad un lontano giorno del II° liceo… Geppetto… non che lui a quei tempi fosse da meno, però non gli era mai capitato di avere un metro di occhiaie sotto gli occhi!

"Spero che tu sia morto… perché altrimenti ci penserò io…"

La rabbia e l’impazienza non erano più sopportabili. Per scaricarsi un po’ dovette passeggiare avanti e indietro per la stanza tentando di pensare a qualcosa.

Sarebbe stato meglio non farlo, ma non era facile. Maurizio non stava bene con se stesso, forse aveva troppi rimorsi, forse pochi ricordi piacevoli o forse la classica incertezza nei propri mezzi che molti giovani si portano dentro. Però mostrarsi vulnerabili corrisponde a diventare lo zimbello di tutti.

All'improvviso, uno strano rumore raggiunse l’orecchio di Maurizio. Un rumore metallico, proveniente dalla porta d’ingresso.

Al piano terra della villetta accadeva qualcosa!

Dal primo piano, Maurizio non distinse chiaramente il rumore… uno spadino o una chiave?

Era Geppo o qualcun altro?

La luce, meglio spegnere la luce.

 

7

Una mano guantata spinse la porta. La spalancò.

La figura umana che si ergeva davanti all’entrata esitò un momento, scalciò sul tappeto d’ingresso per pulirsi le scarpe.

Varcò la soglia mentre la porta si richiudeva sinistramente.

Gli occhi di Maurizio erano sgranati, spettatori della scena che gli veniva proposta così cinicamente.

 

 

…alcuni testimoni affermano di aver notato un individuo sul metro e settanta vestito con un cappello ed un cappotto scuri…

 

La distanza tra la porta d’ingresso e il pianerottolo del primo piano non permetteva di stabilire con precisione l’altezza della persona al piano inferiore.

Maurizio distinse, senza possibilità d’errore, gli indumenti che ricoprivano enigmaticamente quel corpo: un cappotto e un cappello.

L’individuo si diresse verso le scale.

Voleva salire.

Muoversi dalla posizione in cui si trovava, corrispondeva a fare rumore e Maurizio sapeva di non potersi permettere un simile lusso.

Sbam.

Il tonfo echeggiò in tutta la casa.

Maurizio si irrigidì così come fece la figura al piano inferiore, che si fermò e volse la testa verso il luogo di provenienza del rumore.

Silenzio…

Il cappello si rivolse verso le scale come per evidenziare che avrebbe continuato nel suo intento, salire.

Sbam.

Maurizio sorrise leggermente; ora aveva riconosciuto il rumore… una finestra, la finestra del piano terra.

Il diversivo gli era piovuto dal cielo.

Il rumore dei passi che si allontanavano dalla rampa di scale, provocò in lui una scarica di adrenalina.

Ora poteva muoversi, poteva agire, doveva nascondersi.

La mano guantata chiuse la finestra.

Maurizio entrò in una stanza e la foga lo portò a trovare rifugio nel posto più facile dove si possa venire scoperti: sotto il letto.

Si pose in attesa.

 

Nel salirla una scalinata in legno provoca scricchiolii dovuti alla frizione tra elementi sovrapposti.

Le scale della casa erano in legno!

Una suola di cuoio avrebbe creato, oltre allo scricchiolio, un rumore secco, sordo; una scarpa col tacco un rumore simile, ma più acuto; una suola di gomma uno stridio inconfondibile, simile alla sgommata di un auto.

Alle orecchie di Maurizio non giunse nessuno di questi.

I gradini erano coperti da un tappeto ornamentale che attutiva il rumore rendendolo sterile.

Di certo qualcuno stava salendo!

Lo scricchiolio del legno ne era la prova.

"Non è detto che entri in questa stanza!"

 

SE QUALCOSA PUO’ ANDARE STORTA, CI ANDRA’.

Legge di Murphy

 

 

Un bagliore squarciò l’oscurità.

Le lampade poste sulle scale erano state accese.

Un cono di luce fioca penetrò il buio della stanza dove era appostato Maurizio.

 

Due anfibi neri, logori, gli si pararono davanti agli occhi.

Il suo ritmo cardiaco aumentò all’impazzata e trattenne il fiato.

Concentrato nell’apnea, vide i due anfibi dirigersi verso il vertice della stanza alla sinistra del letto. Li vide fermarsi davanti alla scrivania. Una lampada si accese; la mano guantata tirò fuori da una tasca del cappotto un astuccio.

L’astuccio venne adagiato sul pianale di legno e venne aperto.

 

8

Coltelli.

 

Una serie di sei coltelli molto particolare, quasi bizzarra.

La mano guantata ne afferrò uno per esaminarlo accuratamente, poi lo ripose per prenderne un altro…

Maurizio poteva osservare solamente due anfibi immobili poiché il materasso limitava la visuale. Nonostante il terrore lo bloccasse, si spinse sotto il bordo del letto per osservare ciò che accadeva nella stanza.

Un leggero luccichio colpì la sua attenzione… poi un tonfo metallico.

Un coltello era caduto in terra.

La vista della lama inchiodò Maurizio nella posizione appena assunta.

Le ginocchia dell’uomo si piegarono per raccogliere il coltello. Mantenendo quella posizione, esaminò con cura la lama affilata e carezzò con il guanto le mattonelle… niente, non si erano scheggiate, né il coltello rovinato.

Il volto dell’uomo si mosse puntando verso il letto.

Rimase fisso per qualche istante…

 

9

Si rialzò, pose il coltello nell’astuccio, chiuse il tutto e lo adagiò nel cassetto sottostante…

Maurizio credette di aver sfiorato l’infarto e gli ci vollero un paio di minuti per capire che il rumore assordante nei suoi timpani era il battito del proprio cuore.

 

La luce si spense e gli anfibi svanirono.

Intuì di essere di nuovo solo nella stanza.

"Possibile che non si sia accorto di me?"

"Oppure è consapevole e mi attende per freddarmi?"

Non avrebbe atteso per constatare quale delle due possibilità fosse quella esatta… doveva fuggire. Ma come?

Si tirò fuori da sotto il letto e si affacciò prudentemente verso le scale.

Intuì rumori misteriosi provenienti dal piano terra.

Scendere sarebbe stato il modo più semplice per farsi scoprire.

Si guardò intorno ed entrò in una stanza.

La luce proveniente da un’enorme finestra rendeva l’atmosfera molto suggestiva.

Driin!

Un trillo fece eco per tutta la casa e Maurizio fu assalito di nuovo dal panico.

Driin!

Completamente fuori di sé aprì la finestra e guardò in basso.

Drii…

Il terzo squillo si interruppe a metà come se qualcuno avesse isolato il telefono…

Maurizio senza esitazione si calò nel giardino sottostante a quasi quattro metri di altezza…pochi secondi e poggiò i piedi in terra.

Le due mani guantate si posarono sui lembi del cappotto in cerca dei bottoni. Dopo averli fatti uscire dalle asole, le mani si alzarono verso il cappello e lo afferrarono per poi scaraventarlo sul divano. La luce si riflesse sulla capigliatura castano chiaro. L’individuo passò accanto a un mobiletto; la chitarra poggiata sul bordo rischiava di cadere.

Il volto dell’uomo rimase perplesso… prese la chitarra e la sistemò per bene. Si tolse cappotto e guanti, poi li poggiò sulla poltrona.

Driin…

Di nuovo il telefono.

L’uomo si allungò di scatto nel tentativo di raggiungere in tempo l’apparecchio telefonico… poco prima non era riuscito a rispondere.

La sua mano irsuta e massiccia alzò lentamente il ricevitore.

"Pronto?"

"Pronto, buonasera, è il signor Argento?"

"Si, sono io. Buonasera signorina, stavo giusto pensando a lei."

"Ah, si?"

"Esatto, sono appena rientrato e posso darle una bella notizia…ho qui la collezione originale dei coltelli che cercava!"

"Ma davvero? E’ fantastico, quasi non ci speravo più."

"Se dice così, allora non mi conosce… trovare oggetti nelle migliori condizioni è il mio mestiere… dico questo perché la sua collezione è davvero perfetta; posso portargliela quando lei preferisce."

"Stupendo. Però preferirei passare io a prenderla, non vorrei rovinare la sorpresa… sa, è un regalo per mio padre."

"Capisco perfettamente. Ha il mio indirizzo, mi dica quando vuole passare…"

"Domani… verso le 18. Va bene?"

"Certo, il prezzo è quello concordato. A domani signorina."

"Grazie, a domani."

Clic.

Riposto il ricevitore, il signor Argento accese la pipa. Era visibilmente appagato, anche questa volta aveva soddisfatto la richiesta di un cliente capriccioso... del resto lui era il migliore nel suo campo.

Cercate un pezzo d’antiquariato introvabile?

Rivolgetevi a Mario Argento, lo avrete!

 

10

Maurizio scavalcò velocemente il cancello dell’abitazione; il fiatone e qualche goccia di sudore non gli impedirono di cominciare a correre.

Spesso voltava la testa nella speranza che la strada alle sue spalle fosse vuota… aveva la sensazione di essere seguito.

 

Le case degli antiquari sono sempre piene di oggetti preziosi. E poi, ho scoperto che dietro al quadro della sala da pranzo del piano terra c’è una cassaforte!

Vedrai Maurizio… il colpo sarà semplice!

 

"Maledetto Geppo, se fossi arrivato in orario a quest’ora staremmo brindando alla faccia di tutti gli antiquari del mondo! Se ti prendo cazzo…"

Girò l’angolo e inciampò in qualcosa.

Una valigetta.

 

11

Non ci si accorge mai di quanto sia lunga una caduta.

 

Maurizio imprecò. Poi si scusò col malcapitato che credeva di aver travolto. Volse l’attenzione verso l’individuo sotto di lui, ma non riuscì ad incrociare il suo sguardo.

Fu in grado di vedere solamente un corpo immobile ed una busta di cellophane sopra il collo…

Una busta di cellophane.

 

 

…una busta di cellophane…

 

Per qualche breve istante il vento cessò di soffiare e senza dubbio la terra si fermò.

Maurizio si fissò sulla busta… dentro la busta.

Avrebbe fatto meglio a distogliere lo sguardo…

"Geppo ma che…"

Le parole si strozzarono… la mano di Maurizio toccò inavvertitamente quella di Luigi. Si impressionò; era come toccare un pezzo di ghiaccio. Si rialzò di scatto.

 

"Aaaaaahhh!"

L’urlo giunse verso Maurizio provocando una fastidiosa sensazione, simile all’effetto di una sveglia che interrompe un sonno profondo.

Una ragazza bruna, con la bocca aperta e gli occhi sgranati, indietreggiò, perse l’equilibrio e cadde a terra in preda al panico.

A guardarla bene, Maurizio avrebbe preferito farla gridare di piacere piuttosto che d’orrore… mah! Forse la sua tuta non faceva poi tutto questo bell’effetto…

Notò una valigetta sdraiata in terra. La riconobbe e l’afferrò.

 

La ragazza continuò ad urlare.

La strada parve animarsi… finestre, portoni, gente che accorreva.

"Si calmi! La prego! Cosa è successo?"

La ragazza fissò i capelli brizzolati di un signore che tentava di sorreggerla.

"Un uomo… una tuta… valigetta… fuggito…"

"Che cosa? La prego si calmi!"

Un ragazzo urlò:

"E’ di la, presto… l’ho visto!"

 

Maurizio correva.

Le reebok bianche cominciarono a farsi pesanti e i passi si accorciarono.

Maurizio intuì che l’autonomia delle proprie gambe era prossima all’esaurimento. La valigetta era diventata una pesante zavorra.

Nella gola avvertì il sapore della sabbia calda, così secca che pare stia quasi per strozzarti.

La fronte grondava di sudore e la maglietta umida si accingeva sempre di più a stringere l’addome di Maurizio in un fastidiosissimo abbraccio.

Ma c’era altro a cui pensare: correre.

Si concentrò nella fuga, ma un impulso di dolore gli arrivò dallo stinco della gamba destra.

Rotolò a terra. La vista dell’odioso grigio dell’asfalto gli procurò un forte dolore; i calci che stava ricevendo al cospetto sembravano timidi buffetti.

Maurizio si rannicchiò in posizione fetale e spense il mondo che gli girava intorno.

Quando riprese coscienza avvertì dolori in vari punti del corpo; provò a muovere le mani, ma invano… aprì leggermente gli occhi tumefatti e capì di essere ammanettato.

 

Un poliziotto aprì la valigetta e ne tirò fuori alcuni oggetti; tra questi scorse una lama di coltello, per metà lucente e per metà color porpora.

Color sangue.

 

12

La sera passò velocemente, quasi fosse impaziente di andarsi a riposare nel buio della notte.

Poi, il tempo rallentò per prolungare i sogni di un bimbo che, nel pomeriggio, aveva scoperto quali magie fosse in grado di creare la saliva sulla sua mano.

 

Intorno alle 06:00 un occhio di Roma si aprì.

I giornalai sistemarono i quotidiani sugli scaffali sperando che le notizie del giorno tirassero più del solito.

Un metronotte, prossimo alla fine del turno, aprì il giornale appena comprato e lo adagiò sul volante della sua auto; cominciò a leggere sorseggiando una buona dose di caffè americano.

Tra le cronache della città c’era un articolo molto interessante:

 

‘ACCIUFFATO L’ASSASSINO DEL COLTELLO!

San Cleto. Finalmente catturato il famigerato Knife.

L’assassino, commesso l’ultimo omicidio, è stato colto sul luogo del delitto dagli sbigottiti residenti del quartiere. Messosi in fuga è stato rincorso e bloccato da alcuni giovani coraggiosi.

La polizia, giunta poco dopo, ha protetto l’assassino dal pestaggio. Successivamente, l’arma del delitto è stata recuperata dentro una valigia contenente anche arnesi per lo scasso. Il maresciallo Frantocchio, soddisfatto, ha puntualizzato: Il ragazzo sembra corrispondere all’identikit del maniaco; inoltre l’arma trovata, ad una prima perizia risulterebbe essere la stessa degli altri omicidi. Credo di potervi annunciare che la pratica Knife sia da archiviare definitivamente; tuttavia la prassi prevede ulteriori accertamenti prima di decretarne la fine, quindi al momento non possiamo fornirvi le generalità del presunto assassino…’

 

"…Jackie 8... Jackie 8… recarsi urgentemente alla filiale 32 della BNL… Jackie 8…"

"Cazzo…"

Il metronotte aprì lo sportello e poggiò in terra il bicchiere col caffè, chiuse il giornale e stanco partì.

Così facendo non prestò attenzione a un altro piccolo articolo che raccontava la tragica morte di Andrea, un ragazzo schiantatosi al suolo dopo un volo di tredici piani…

 

 

13

17:30.

Din don.

"Ma si certo! Posso trovarle quel che vuole, mi deve dare solo un po’ di tempo…"

Din don.

"Mi scusi, suonano alla porta!"

Il signor Argento si alzò dal divano e raggiunse in fretta la porta d’ingresso. Una volta aperta si trovò di fronte una splendida ragazza alta e bruna, fasciata da un elegante cappotto.

Il signor Argento spinse il tasto MUTE sul suo portatile.

"Buonasera Lisa, l’aspettavo più tardi!"

"Buonasera, spero di non disturbare!"

"Ma no, si figuri. La prego entri, vado subito a prendere la sua collezione!"

"Non si preoccupi, faccia con comodo, abbiamo aspettato così tanto che un minuto in più non cambierebbe molto…"

"Ha ragione… penso che comunque ne sia valsa la pena."

Così dicendo si girò in direzione delle scale e riprese la sua conversazione telefonica. La bella ragazza varcò la soglia della porta.

Una voce dal primo piano la raggiunse:

"Faccia come fosse a casa sua!"

"La ringrazio!"

La ragazza sorrise.

La sua espressione prese un tono di gioia e soddisfazione, come se il panico e l’orrore mostrati alla folla il giorno precedente le fossero scivolati via senza lasciare traccia...

 

Per l’ennesima volta Lisa estrasse da una tasca i suoi guanti in pelle.

Li indossò.

Controllò l’altra tasca… conteneva una busta di cellophane ed un nuovo coltello… molto affilato.

Si girò e chiuse la porta.

Il rumore metallico echeggiò tutto intorno.

Come ogni giorno, la sera calava inesorabile su San Cleto…

 


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